Quanto vale la mia laurea?

Diversi sono gli studi che pongono sullo stesso piano il mondo accademico a quello lavorativo. Qual è la reale e attuale condizione occupazionale dei laureati italiani?

Secondo l’ultimo rapporto Almalaurea 2022 relativo al “Profilo e sulla Condizione occupazionale dei giovani”  sono diversi i segni positivi da indicare per quest’anno. 

Si registra, infatti, un aumento del tasso di occupazione sia per i laureati di primo livello che per i dottori magistrali biennali, a uno e a cinque anni dal conseguimento del titolo.

L’efficacia della laurea è un dato che rimane sempre altissimo, a differenza delle percentuali basse relative ai contratti a tempo indeterminato e al lavoro autonomo a causa delle difficoltà sul mercato del lavoro dovute all’emergenza pandemica

Quali sono le esperienze universitarie che favoriscono l’occupazione?

Tra i percorsi che arricchiscono il bagaglio culturale e formativo universitario basti pensare all’esperienze di studio all’estero, ai tirocini curriculari o a impieghi svolti durante gli anni accademici. Tutto ciò aumenterebbe le chances per trovare un lavoro entro l’anno del conseguimento della laurea

Qual è la differenza, in termini lavorativi, tra laureati di primo e secondo livello?

Secondo l’indagine Almalaurea, il 58,6% dei laureati triennali decide di proseguire con il percorso di secondo livello in quanto permetterebbe maggiori possibilità occupazionali

I dati che riguardano la riforma Berlinguer, del 3+2 (triennale+magistrale), testimoniano che con la laurea breve non si formano le figure professionali adeguate per il mondo del lavoro. Alla luce di ciò molti laureati decidono di continuare col biennio.

Qual è il tipo di contratto dei neolaureati? E lo stipendio?

A causa della pandemia sono diminuiti i contratti di lavoro autonomo e a tempo indeterminato, a differenza di quelli non-standard a tempo determinato


Generalmente per quanto riguarda gli stipendi, invece, la retribuzione mensile netta è pari a 1.107 euro per i laureati di primo livello, e 1.153 euro per coloro che hanno conseguito la laurea magistrale biennale. 

Quali sono le lauree che danno più lavoro e guadagno? 

Tra le lauree più redditizie abbiamo quelle a stampo tecnico-scientifico, mentre quelle più ‘deboli’ sono quelle umanistiche

Da non dimenticare ci sono lauree come ingegneria, professioni sanitarie, scientifiche o chimico-farmaceutiche che, fin dal primo anno successivo al conseguimento del titolo, permettono una buona probabilità di inserimento sul mercato del lavoro.

Le facoltà che premiano i laureati, in termini redditizi, sono Biologia, Giurisprudenza e Fisica. I guadagni maggiori vanno ai giovani laureati biologi, tra i 25 e i 34 anni, con i loro 35.782 euro lordi annuali, a seguire ci sono i giuristi con un guadagno di 34.656 euro annui e per finire i fisici con 34.425 euro annuali. 

Quali sono gli atenei che fanno guadagnare di più?

Tra le strutture universitarie che assicurano una maggiore retribuzione annua per laureato abbiamo: l’Università Commerciale Luigi Bocconi (35.081 euro), la LUISS Guido Carli (32.980 euro) e il Politecnico di Milano (32.796 euro). 

Tra gli atenei che fanno guadagnare meno vi è l’Università degli Studi di Ferrara (29.460 euro), l’Università degli Studi di Cagliari (29.233 euro) e l’Università degli Studi di Perugia (29.002 euro). Al sud si posiziona, infine, l’Università degli Studi di Catania con i suoi 30.058 euro.

Conviene laurearsi?

Se si aumenta il grado del titolo di studio automaticamente aumentano le possibilità di trovare lavoro. Alla luce di ciò conviene certamente laurearsi.

Tra le tante sfaccettature positive di conseguire un titolo, vi è la maggiore tolleranza verso i cambiamenti dell’attività lavorativa, in quanto i laureati possiedono gli strumenti culturali e professionali adeguati. 

Il premio salariale della laurea rispetto al diploma, in Italia, non è affatto elevato come in altri paesi europei ma è simile a quello della Francia (+54,4%).

La fuga dei cervelli all’estero: cause e possibilità lavorative

Diversi sono i laureati magistrali italiani che, a cinque anni dalla laurea, hanno deciso di lavorare all’estero. Tra le mete scelte ci sono il Regno Unito, la Svizzera e la Germania ma anche le Americhe e l’Asia in cui varie sono le presenze italiane. 

I giovani che decidono di andare fuori dal Bel Paese hanno difficoltà ad avere opportunità di lavoro adeguate perché, spesso, hanno ricevuto un’offerta di lavoro allettante da aziende che hanno sede in altri stati. 

Un altro aspetto importante da sottolineare è il salario più elevato: all’estero è possibile guadagnare 2.258,00 euro mensili netti  a differenza dei 1.365 euro degli occupati in Italia. 

Per tutte queste ragioni, la cosiddetta ‘fuga dei cervelli’ appare come una delle vie d’uscita per molti neolaureati utili al raggiungimento di uno stile di vita dignitoso.

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