Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione chiede al Ministro Bianchi di togliere la seconda prova scritta dall’Esame di Maturità 2022.
Seconda prova, lo stop al Ministro
È la clamorosa conclusione che arriva dall’analisi da parte dell’organo che ha inviato al Ministro Patrizio Bianchi un invito a rivedere le ordinanze con cui sono stati indetti gli Esami di Stato. Un parere non vincolante, quello del Cspi, ma che certamente apre una crepa nel quadro delle decisioni assunte dal ministero della Pubblica istruzione.
Dal Consiglio superiore di Pubblica istruzione arriva in sostanza una sonora bocciatura per la decisione del Ministro.
Quest’ultimo aveva deciso di tornare, dopo i due anni scanditi dalla pandemia Covid, alla seconda prova scritta per la Maturità.
Seconda prova Maturità 2022, perché il CSPI dice “no”
Per il Cspi quella del ministro è una accelerazione rispetto allo stato attuale della scuola italiana che anche quest’anno s’è trovata a fare i conti con la pandemia Covid. In molti casi, secondo il Consiglio Superiore di Pubblica Istruzione, ci sono studenti che non hanno potuto svolgere a pieno il programma scolastico a causa delle interruzioni per le quarantene o le malattie. E in tantissimi hanno dovuto seguire le lezioni da casa, il che non consente la medesima attenzione che si può prestare in aula. Per queste ragioni, il Cspi invita il ministro Patrizio Bianchi a tornare sulle proprie decisioni e a togliere la seconda prova scritta dall’esame di Maturità 2022, anche se il contenuto di essa dovesse essere deciso dalle commissioni interne, come pure prevede l’ordinanza. Insomma, è un no su tutta la linea alla seconda prova scritta.
Sì alla prima prova
Su un punto, invece, c’è piena concordanza tra il Consiglio e il ministro Bianchi: la prova di italiano. Il tema rimane il caposaldo dell’esame di Maturità.
Adesso la palla passa al Ministro della Pubblica Istruzione, che domani incontra anche la Consulta degli studenti.
Patrizio Bianchi s’è battuto molto per il ritorno alla normalità anche per l’esame di Stato, dunque appare difficile che torni sui propri passi. Il parere del CSPI non è vincolante, certo, ma anche ignorarlo non sembra una mossa acuta, dal momento che si tratta pur sempre di un organo di una certa rilevanza per il Ministero della Pubblica istruzione. La patata bollente, dunque, deve affrontarla il ministro. E anche in fretta.
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