Crisi di governo, cosa succede alla scuola

La crisi di governo in corso non poteva non impattare sul mondo della scuola. Il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina è sempre stata una delle più contestate all’interno della compagine che ha composto il Conte-bis.

Non è un mistero che Italia Viva, cioè il partito che ha innescato la crisi, culminata ieri con le dimissioni del premier Giuseppe Conte, da sempre è critico verso la titolare del Ministero dell’Istruzione. Lucia Azzolina è stata spesso accusata da Matteo Renzi di aver fallito con la ripartenza delle scuole, visto che dopo l’apertura di settembre è stata disposta la chiusura e il ritorno della didattica a distanza. DAD che prosegue ancora in alcune regioni, almeno fino al 1° febbraio.

È per questo che, in caso di un nuovo governo, senza elezioni, appare probabile che Lucia Azzolina non sarà riconfermata. Il toto ministri per ora ancora non è partito, dunque è difficile dire chi potrà succederle. Nel frattempo, lei ha scritto sui suoi profili social un messaggio di vicinanza al premier dimissionario, senza fare cenni al suo ruolo, e, soprattutto, alla scuola. L’aver annullato però un incontro in programma con i sindacati previsto nella giornata di ieri, è da molti considerato una prova del fatto che sarà rimossa e che dunque il Ministero dell’Istruzione potrà avere una nuova guida.

Crisi di governo, gli scenari

Ma prima di tutto è necessario che si arrivi alla risoluzione della crisi di governo con la nomina di un nuovo esecutivo. Sono in corso le consultazioni al Quirinale con le istituzioni e le forze politiche del parlamento italiano. Il Presidente della Repubblica dovrà valutare se ci sono spiragli affinché un altro governo ottenga la maggioranza in Parlamento, altrimenti non resterebbe che sciogliere le Camere e proclamare nuove elezioni.

Ago della bilancia sarà proprio Italia Viva, i cui voti sono necessari per garantire i numeri anche in Senato.

Lo scenario delle elezioni anticipate è da molti temuto perché si teme che possa portare ad un congelamento delle risorse attese dal Recovery Fund. Il piano di aiuti europeo destina ben 28 miliardi alla scuola, che però senza un ministro e una guida politica, tornano in bilico.

Ad ogni modo, i ministri attuali rimangono in carica per il disbrigo degli affari correnti. Questo vuol dire che, in attesa che sia nominato un nuovo ministro, sta all’attuale prendere decisioni per il proseguo della scuola.

Quella più attesa è relativa agli esami di maturità. Una scelta definitiva ancora non è stata presa, anche se è tornata prepotente l’ipotesi del maxi esame orale, come fu l’anno scorso. L’alternativa sarebbe un esame misto, comprensivo di una prova scritta e di un colloquio orale.

 Quel che è certo è che, a differenza dell’anno scorso, quest’anno l’ammissione all’esame non sarà garantita: insomma, è più vivo che mai il rischio di essere bocciati per gli studenti non meritevoli.

Lo scorso 25 gennaio, alla trasmissione Agorà, il ministro aveva dichiarato:

“Nel giro di pochi giorni daremo una risposta agli studenti, che hanno bisogno di certezze. Stiamo ascoltando tutti: famiglie, sindacati, associazioni di docenti e studenti. Loro vorrebbero un esame serio, ci tengono anche loro, ma simile se non uguale a quello dell’anno scorso. È l’orientamento che è venuto fuori dalle interlocuzioni che abbiamo fatto: nelle prossime ore decideremo”.

Sembra dunque escluso un ritorno all’esame classico, almeno finché non si insedierà un nuovo ministro.

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