Il Covid nelle scuole italiane ha causato al momento 5.793 casi di positività tra studenti e 1.020 casi tra i docenti. Questi sono i dati diffusi dal Ministero dell’Istruzione, aggiornati al 10 ottobre.
Tradotto in percentuali, sono stati contagiati lo 0,08% degli studenti e lo 0,1% degli insegnanti.
Se in termini percentuali il numero dei contagi sembra irrisorio, in termini assoluti fa paura, perché si traduce in sospensione delle lezioni. Infatti, ad ogni nuovo contagio scatta la messa in quarantena delle classi a contatto con lo studente o con l’insegnante positivo al virus.
Per garantire il ritorno della didattica in presenza, alcune regioni come il Lazio hanno previsto dei “drive-in”, cioè dei punti dove poter fare i tamponi rapidi su studenti e personale scolastico in quarantena per verificare la presenza del virus.
Insomma, il rientro a scuola è stato comprensibilmente pieno di disagi, ciò nonostante le lezioni proseguono nella maggior parte dei casi. La didattica a distanza è rimasta, integrata con la didattica in presenza, negli istituti secondari che hanno carenza di spazi.
La bassa percentuale di contagiati nelle scuole dimostra che gli istituti scolastici stanno resistendo bene al ritorno della didattica in presenza. Merito soprattutto delle misure prese che prevedono banchi monoposto, orari di ingresso e di uscita scaglionati, mascherine, gel e altre norme ancora per ridurre il più possibile il rischio di contagi.
Restano delle criticità da risolvere, in particolare il sovraffollamento dei mezzi pubblici utilizzati dagli studenti per muoversi da e verso scuola. Infatti, in molti casi per le amministrazioni locali è stato impossibile potenziare le corse. Sebbene i mezzi dovrebbero viaggiare all’80% della loro capienza, basta sfogliare i social network per trovare foto di autobus e treni pieni al limite della capienza ordinaria.
Preoccupano anche gli assembramenti che si formano all’ingresso e all’uscita delle scuole, solo parzialmente risolti dagli orari scaglionati.
Per risolvere questo problema, l’ultimo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) datato 13 ottobre, vieta ogni forma di assembramento, anche davanti le scuole.
Proprio l’ultimo DPCM però riserva una spiacevole sorpresa per gli studenti: il decreto infatti garantisce il proseguimento della didattica in presenza ma vieta le gite scolastiche di ogni tipo, per ogni scuola di ordine e grado.
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Covid nelle scuole: la didattica è in presenza, per ora
Nei giorni scorsi il ministro dell’istruzione Lucia Azzolina aveva commentato positivamente il trend dei contagiati a scuola:
“I ragazzi sono felici di essere tornati a scuola. E ci devono rimanere. Anche per quelli più grandi la didattica in presenza è fondamentale perché garantisce formazione ma anche socialità, un bisogno che oggi è meglio soddisfare a scuola”.
Ha proseguito:
“I numeri, infatti, e le analisi dell’Istituto Superiore di Sanità ci confermano che i contagi non avvengono dentro le scuole. L’attenzione deve essere invece orientata fuori, alle attività extrascolastiche, come ribadiamo da tempo”.
Dall’Istituto Superiore di Sanità, il Presidente Silvio Brusaferro ha detto a proposito dei dati aggiornati al 10 ottobre:
“I dati odierni confermano che la trasmissione del virus a scuola è limitata rispetto a quella che avviene in comunità, perciò è ancor più importante monitorare e rispettare le regole anche al di fuori del mondo scolastico”.
Insomma, se questi sono i dati sembra per il momento escluso il ritorno della didattica a distanza, così come avvenuto a marzo quando l’alto numero dei contagi e gli ospedali sovraffollati portarono il Governo nazionale a decisioni drastiche.
Il caso Campania
In questo scenario al momento fa eccezione la regione Campania. Qui l’aumento del numero dei contagi ha portato il governatore Vincenzo De Luca a sospendere le lezioni in presenza almeno fino al 30 ottobre.
Dunque la Campania è la prima regione italiana ad optare per il ritorno della didattica a distanza per ogni scuola di ogni ordine e grado, università comprese.
Non resta che sperare che il numero dei contagi generale, che sembra salire ogni giorno, torni prima o poi a livelli contenuti tali da scongiurare il rischio più temuto: un nuovo lockdown a livello nazionale che costringerebbe nuovamente a chiudere le scuole di tutta Italia.
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