1. Dall’epigramma arcaico a quello ellenistico
Al pari dell’elegia, l’epigramma poteva vantare origini letterarie arcaiche. Esso era in origine un testo scolpito o inciso, un’epigrafe apposta su un oggetto allo scopo di onorare o commemorare qualcuno: numerose iscrizioni anonime di età arcaica e classica conservano esempi di poesia epigrammatica di tipo sepolcrale (steli funerarie) e votivo (dediche a divinità). L’origine spiega la brevità degli epigrammi, spesso limitati a uno o due versi: alla brevitas corrisponde uno stile conciso ma encomiastico, che in poche parole dà conto del personaggio commemorato o della divinità a cui è rivolta l’offerta. Se in età arcaica il metro più utilizzato era l’esametro dattilico, a partire già dal VI secolo il metro usuale dell’epigramma diviene il distico elegiaco. In età ellenistica il genere godette di una rinnovata vitalità, guadagnandosi uno spazio autonomo proprio perché c’era una certa predilezione verso la poesia breve e leggera. Diversamente dall’elegia, l’epigramma consentiva di esprimere pensieri e sentimenti soggettivi con toni più immediati e personali, mentre lo stile è più “disinvolto”. Ai tradizionali argomenti sepolcrali e votivi, i poeti ne affiancarono altri: l’amore e il convivio, un tempo oggetto della poesia melica; la descrizione di oggetti e opere d’arte; la satira di particolari figure sociali; motivi di esortazione morale.
Si è soliti distinguere alcuni filoni o “scuole” epigrammatiche, sulla base di scelte di stile e di contenuto: appartenevano alla scuola peloponnesiaca autori di ambiente e lingua dorici che privilegiavano le ingenue rappresentazioni paesaggistiche e i quadri naturali e amavano uno stile pieno di immagini e dalla ricca aggettivazione: ricordiamo le poetesse Anite di Tegea, Nosside di Locri Epizefiri (IV-III secolo) e soprattutto il poeta Leonida di Taranto, di cui possediamo un centinaio di epigrammi. La cosiddetta scuola ionico-alessandrina annoverava, invece, autori attivi nei principali centri ellenistici di area ionica o anche nella stessa citta di Alessandria: essi scrivono una poesia urbana che privilegia il tema erotico e quello simposiale, celebrando un eros privo di sentimenti. Lo stile è normalmente sobrio e conciso, persegue una studiata e raffinata semplicità. Appartengono a questo filone Alessandro Etolo, Asclepiade di Samo (IV-III secolo), Posidippo di Pella ed Edilo di Samo (III secolo) e inoltre Callimaco; la produzione di questi poeti costituisce l’apice del genere epigrammatico e divenne subito modello e punto di riferimento dei poeti posteriori. Tra il II e il I sec. a.C. si svolse la vicenda culturale della scuola fenicia, così denominata dalla provenienza dei suoi più noti esponenti: Antipatro di Sidone, Meleagro di Gadara e Filodemo di Gadara, che diedero uno spazio importante a motivi sepolcrali, erotici e votivi.
2. L’Antologia Palatina
L’Antologia Palatina è una celebre raccolta di epigrammi attribuiti a una cinquantina di poeti greci e compilata a Bisanzio intorno alla metà del X secolo, suddivisa in quindici libri. I contenuti dell’Antologia sono di grande varietà, inserendosi dunque pienamente nella tradizione del componimento e comprendono argomenti amorosi, descrittivi, lamenti funebri e argomenti di intrattenimento.
I quindici libri sono divisi per argomento, tranne il XIII e il XV che affrontano le tematiche più varie: nello specifico, i libri V e XII pongono al centro temi erotici, mentre nel libro VII troviamo epigrammi funebri; i libri I e VIII parlano di argomenti cristiani, il libro X sentenze moraleggianti e il XIV espone vari indovinelli. Infine, i libri II, III e IX sono di tipo descrittivo.
I primi tre libri costituiscono quasi un’antologia a sé. Il libro I contiene epigrammi cristiani; il II coincide con la descrizione delle statue del ginnasio pubblico di Costantinopoli; nel libro III sono contenuti epigrammi dedicati al tempio della regina Apollonide, madre di Eumene II e Attalo II, a Cizico.
Dal libro IV si può dire che inizi l’Antologia vera e propria: infatti il libro IV comprende i proemi delle precedenti antologie di epigrammi, ossia la Corona di Meleagro di Gadara (pubblicata attorno al 70 a.C.), in ordine alfabetico, la Corona di Filippo di Tessalonica (sotto Caligola), ordinata anch’essa alfabeticamente e il Ciclo, in sette libri ordinati per argomento, di Agazia scolastico, avvocato del VI secolo d.C. Il libro V comprende epigrammi erotici; il VI gli epigrammi votivi (o anatematici), il VII gli epigrammi funerari (o sepolcrali). Il libro VIII, contenente gli epigrammi di Gregorio di Nazianzo, spezza la serie tematica. Il libro IX, contenente epigrammi epidittici, è seguito da un libro di simile argomento, il X, con epigrammi filosofici e parenetici (di esortazione).
Un dittico sono i libri XI, che comprendono epigrammi conviviali, e il XII, con epigrammi pederotici (i cosiddetti epigrammi della Musa Puerilis), opera di Stratone di Sardi. Varietà tematiche comprendono i libri XIII (epigrammi in vari metri), XIV (epigrammi aritmetici, enigmi, indovinelli e oracoli) e XV (epigrammi miscellanei).