1. I mimiambi
Eroda è stato autore di mimi in dialetto ionico e in versi coliambi o trimetri giambici scazonti, detti perciò mimiambi. Con il termine mimos il greco antico designava sia l’attore che eseguiva in pubblico brevi imitazioni caricaturali sia il genere stesso di queste rappresentazioni, caratterizzata da una capacità d’improvvisazione, mimica facciale e gestualità. Un papiro pubblicato nel 1891 ci ha restituito otto mimiambi e l’inizio di un nono: la scelta metrica indica che al tradizionale carattere mimetico-drammatico caratterizzato dalla descrizione di scene quotidiane, Eroda intendeva accostare la vivacità della poesia giambica con riferimento ad Ipponatte, visibile nell’adozione del coliambo e del linguaggio popolare. Nel primo mimiambo (Tentatrice), una donna, Gillide, tenta di persuadere l’amica Metriche, il cui marito è in viaggio in Egitto, a cedere ai desideri di un innamorato; nel secondo (Mercante di donna), il gestore di un bordello tiene dinanzi ai giudici di Cos l’orazione di accusa contro un commerciante, Talete, chiedendo che sia condannato ad una pesante multa perché ha tentato di rapire una delle ragazze. Nel terzo (Maestro di scuola), una madre, Metrotima, affida al maestro Lamprisco il figlio Cottalo, affinché possa punire le sue marachelle: il maestro fa frustare Cottalo, che infine scappa via con uno sberleffo; nel quarto (Donne che sacrificano ad Asclepio), due amiche, Cinnò e Coccala, vanno al santuario di Asclepio a Cos per ringraziarlo della guarigione e ammirano le bellezze artistiche del luogo. Nel quinto (Gelosa), Bitinna vorrebbe punire un suo schiavo, suo amante infedele, ma si fa dissuadere dalla schiava Cidilla; nel sesto (Conversazione privata), due amiche conversano in modo acceso a proposito delle qualità di un fallo di cuoio; nel settimo (Calzolaio), il calzolaio Cerdone si dà da fare nella sua bottega per convincere due clienti ad acquistare le sue scarpe.
L’ultimo mimiambo, Il sogno, propone un’a...