1. Sismografia
Così si chiama la scienza che si occupa dei terremoti, e sismografo lo strumento che registra questi fenomeni; esso può registrare un terremoto avvenuto anche a 20000 km di distanza. Quando è tutto calmo, il suo indice scrivente traccia su un rullo di carta mosso da un meccanismo ad orologeria una linea diritta; ma se la terra è percorsa da vibrazioni (onde sismiche), l’indice segna una linea ondulata o spezzata. Dalla lettura di questa linea si può conoscere l’ora esatta e la distanza alla quale la scossa s’è verificata. Per sapere esattamente dove c’è stato il terremoto, cioè per individuare il suo epicentro, basta mettere a confronto i dati raccolti da tre osservatori sismografici.

2. Sismogramma
Il tracciato che registra le onde sismiche rilevate con un sismografo è detto sismogramma. Su un sismogramma le onde sismiche corrispondono a oscillazioni di ampiezza e frequenza più o meno elevate. Su ciascun tracciato è possibile identificare tre gruppi di oscillazioni che corrispondono alle onde primarie, secondarie e superficiali.
Le prime a essere registrate sono le onde primarie, rappresentate da oscillazioni regolari di piccola ampiezza e breve periodo.
Seguono le onde secondarie, meno veloci, rappresentate da oscillazioni meno regolari, di maggiore ampiezza e con un periodo più lungo. Infine, vengono registrate le onde superficiali, ancora più lente, irregolari, di ampiezza ancora maggiore e di più lunga durata.
3. Lettura del sismogramma
La lettura e l’interpretazione dei sismogrammi sono sempre piuttosto complesse. In particolare, i sismogrammi registrati nelle zone vicine all’epicentro sono spesso confusi, perché le oscillazioni sono molto ampie e tutte le onde arrivano quasi contemporaneamente e lasciano tracce che quasi si sovrappongono.
Più le stazioni sono distanti dall’epicentro, più l’intervallo tra un gruppo di onde e l’altro aumenta, così da permettere il riconoscimento delle onde primarie, secondarie e, infine, superficiali. In realtà bisogna sempre tenere presente che le onde primarie e secondarie partono dall’ipocentro ed è quindi necessario correggere opportunamente le misure che si ottengono.
Tuttavia, con l’aumentare della distanza dall’epicentro, intervengono nuove complicazioni, poiché vengono registrate anche le onde che hanno attraversato gli strati profondi della crosta subendo deviazioni e le oscillazioni si smorzano. Una lettura corretta dei sismogrammi è importante perchépermette di stabilire la posizione dell’epicentro, la profondità dell’ipocentro e la potenza del terremoto.

I sismografi indicano anche l’intensità e il tipo di terremoto registrato. L’intensità, cioè la misura della forza del terremoto, si rileva secondo la scala di Mercalli dal nome dello scienziato italiano che per primo la applicò. Il tipo del terremoto dipende dalla natura del movimento: esso può essere ondulatorio, se agli oggetti posti sul terreno viene impressa una spinta che li fa oscillare avanti ed indietro; sussultorio, se il terreno è scosso su e giù in senso verticale. Di solito in un terremoto i due movimenti sono accoppiati.