Di cosa parleremo
L’idealismo esercita una profonda influenza sui pensatori successivi a Hegel, suscitando spesso dure critiche e decise opposizioni per quel livellamento del pensiero hegeliano di tutte le differenze che finiva col cancellare la specificità dell’essere umano.
L’accusa principale rivolta ad Hegel è di aver delineato una visione astratta del mondo e della vita umana, inadeguata a spiegare i molteplici aspetti dell’universo. Tutto ciò che accade, infatti, non può essere rigidamente circoscritto solo nell’ottica della razionalità, considerando la ragione (idea) come il fondamento filosofico di tutto.
Ad Hegel, infatti, viene contestata la pretesa di aver teorizzato un sistema oggettivo ed esaustivo che trascura la realtà in tutte le sue manifestazioni, negando, così, l’esistenza dell’azione individuale.
I maggiori oppositori dell’idealismo hegeliano sono Kierkegaard e Schopenhauer. I due filosofi si concentrano sulla riflessione sulla condizione umana e sulla ricerca del modo per liberare l’individuo da tale situazione di sofferenza, portando avanti una serrata critica all’astratto ottimismo dell’idealismo.
Il loro pessimismo è lo specchio delle inquietudini dell’epoca ed è un atteggiamento che si pone in contrasto con la visione della vita degli idealisti (Fichte, Schelling, Hegel). L’uno in chiave religiosa (Kierkegaard) l’altro in chiave laica (Schopenhauer) si interrogano:
sull’essenza della vita;
sul contrasto tra dolore e noia.
In tal modo i due filosofi mettono «in soffitta» la ragione considerata dall’idealismo logico-panlogico hegeliano arbitro assoluto di tutti gli aspetti della realtà che viviamo quotidianamente.
1. Soren Aabye Kierkegaard
Sören Aabye Kierkegaard (1813-1855), originario di Copenaghen e figlio di un agiato commerciante, studiò teologia&...