In caso di politica fiscale espansiva, lo Stato può finanziare la maggiore spesa pubblica emettendo titoli di Stato e quindi indebitandosi (aumento deficit). In questo modo lo Stato diventa debitore di coloro che acquistano i titoli e si obbliga a pagare interessi periodici e l’intero valore del titolo alla scadenza pattuita.
Il deficit (o disavanzo) è il risultato del bilancio statale nel caso in cui le entrate sono inferiori alle uscite in un determinato periodo di tempo. Dall’altro lato, il debito pubblico è il valore nominale complessivo dei titoli che lo Stato ha emesso per finanziare i disavanzi di bilancio via via accumulatisi nei periodi precedenti. Tramite il proprio debito ogni Stato finanzia il proprio deficit di bilancio. Il debito pubblico, concretamente, è un debito che lo Stato ha nei confronti dei cittadini.
Il rapporto tra debito pubblico e PIL è detto rapporto di indebitamento. In Italia nel 2019 il debito pubblico era pari al 134,8% del PIL. Attualmente il debito pubblico rappresenta la principale forma di copertura del disavanzo.
Il debito pubblico viene contratto attraverso l’emissione di Titoli di Stato per far fronte al proprio fabbisogno di spesa; perciò, rappresenta il debito dello Stato nei confronti di altri soggetti nazionali o esteri.
Il debito pubblico è fondamentale per finanziare la crescita economica in Italia, i servizi offerti ai cittadini e gli investimenti. Una corretta gestione del debito pubblico è fondamentale. Lo Stato utilizza diversi strumenti, tra cui quello più utilizzato è l’emissione di titoli a medio-lungo termine o a breve scadenza.
I titoli emessi dallo Stato verso i risparmiatori che li hanno sottoscritti, sono obbligazioni pubbliche per le quali è previsto il pagamento di un interesse prestabilito (titoli a reddito fisso). Il rendimento dei titoli a reddito fisso è inversamente proporzionale al loro prezzo, cioè quando il prezzo di un titolo aumenta il ta...