4. Gaio Petronio Arbitro

1. La vita

Incerte le notizie sulla vita di Petronio. La stessa identità dell’autore è ancora in dubbio, dal momento che di lui si conosce solo il nomen, Petronio appunto. Secondo molti critici, l’identità corretta sarebbe quella di Gaio Petronio Arbitro, personaggio di spicco della corte di Nerone, improvvisamente caduto in disgrazia per la sua partecipazione alla congiura dei Pisoni. Costretto al suicidio, muore nel 66 d.C. Della sua vicenda, ci parla Tacito negli Annales, benché non ci sia una conferma sul fatto che Gaio Petronio Arbitro sia un letterato e autore del Satyricon. Anche nel romanzo non sono presenti indicazioni precise, ma non manca qualche spunto interessante come quello sulla discussione del declino dell’eloquenza, che fa presupporre che la composizione sia avvenuta nel I secolo d.C.

2. Il Satyricon

2.1. Il contenuto dell’opera

Il Satyricon non rientra in un unico genere letterario codificato, ma si tratta di una commistione di più generi. Di esso è rimasto un lunghissimo frammento in prosa, con sezioni in versi, residuo di una narrazione molto più lunga. Secondo le indicazioni che arrivano dalla tradizione manoscritta, sarebbero parti dei Libri XIV e XVI, mentre sarebbe completo il Libro XV, che riguarda la celebre cena di Trimalchione.

La storia è narrata in prima persona dal protagonista, Encolpio, unico personaggio che compare insieme a Gitone in tutti gli episodi della storia; Encolpio ha a che fare con un maestro di retorica, Agamennone, che discute con lui sulla decadenza della retorica, ma la trama  si concentra maggiormente sul triangolo sessuale con Gitone e Ascilto. Entra in gioco anche una matrona di nome Quartilla, che coinvolge i tre in un rito in onore di Priapo. Appena sfuggiti alla matrona, i tre vengono invitati ad un banchetto in casa di Trimalchione, un ricchissimo  e rozzo liberto. La scena, celebre e più importante dell’opera, viene dominata dai liberti amici di Trimalchione e dalle loro chiacchiere, prima che un “incidente” decreti la fine della cena. Encolpio e Ascilto litigano, in quanto entrambi innamorati di Gitone, il quale viene portato via dallo stesso Ascilto. Encolpio, disperato, entra in una pinacoteca e qui incontra il poeta Eumolpo che comincia ad esibire la sua abilità poetica. Encolpio presto riesce a riprendersi Gitone, ma non riesce, al tempo stesso, a liberarsi di Eumolpo, anch’egli invaghito di Gitone. Dopo lunghe peripezie, gli ultimi frammenti parlano di una scena macabra: Encolpio, perseguitato dal dio Priapo, ordina di cibarsi del cadavere di Eumolpo.

2.2. Le tecniche narrative

Nessun testo letterario classico si avvicina al Satyricon, in virtù della sua complessità a cominciare dalla trama. La parte superstite dell’opera si presenta come una libera successione di scene, con toni variabili e collegate da un gioco di richiami narrativi. Ci sono, inoltre, alcuni personaggi che appaiono e spuntano nuovamente più tardi, come nel caso di Licia e Trifena. A queste caratteristiche se ne aggiunge un’altra: il cambiamento di scenari e personaggi minori, eccetto la costante umiliazione di Encolpio che continua ad essere intrappolato. Complessa è anche la forma, caratterizzata da una prosa narrativa che viene interrotta da inserti poetici. Alcune di queste parti in versi pongono al centro le voci dei personaggi, soprattutto quella di Eumolpo, che dà spazio alla sua vocazione poetica. Questi interventi hanno come uditorio i personaggi, ma altre parti sono strutturate per dare luogo all’entrata in gioco dello stesso narratore, che abbandona la relazione degli avvenimenti per commentarli. 

L’utilizzo di queste tecniche è una diretta conseguenza della versatilità di Petronio, bravo a creare nella sua opera contrasti, sbalzi tra aspettativa e realtà, illusioni di fantasmi e brusche ricadute di volgarità. La presenza di un’azione narrata dalla prospettiva del protagonista pone il Satyricon nella tradizione del romanzo antico, sebbene la straordinaria ricchezza dei contenuti sembri sfuggire ad una semplice classificazione.

Non si può non menzionare anche l’inserimento di ben cinque novelle che si inseriscono all’interno del contesto narrativo: il ruolo della cornice risulta fondamentale per capire le motivazioni che spingono l’autore ad inserire la novella in quel preciso punto della narrazione. Esse fanno riferimento alle cosiddette fabulae Milesiae (raccolta andata perduta) e hanno come protagonista o testimone dei fatti il narratore.

2.3. I temi

Si possono individuare alcuni temi fondamentali nel Satyricon. Quello del viaggio è costante, con le continue peripezie che attraversano i tre protagonisti, Encolpio, Ascilto e Gitone, a cui si aggiunge Eumolpo. Altro tema minore è quello della persecuzione della divinità, che avvicina il Satyricon all’Odissea: se nel poema omerico era stato Poseidone a rendere difficile il percorso di Ulisse, nell’opera di Petronio è invece Priapo, dio della fertilità maschile, che ostacola l’andamento di Encolpio. Ben più importante è quello dell’amore, omosessuale ed eterosessuale, ma anche pedofilo, sacrilego e divinizzato, che si concretizza in rapporti occasionali.

Fondamentale è quello della morte, preparata e attesa, unita alla caducità del tempo: questo tema viene affrontato attraverso la novella del lupo mannaro e la novella delle streghe, narrate rispettivamente da Nicerote e Trimalchione.

2.4. I personaggi

La narrazione è affidata ad Encolpio, che viene accompagnato da Ascilto e Gitone. Encolpio è un giovane capace di intense esperienze amorose, una sorta di “anti-eroe”, perché, se l’eroe tradizionale incarnava i principi della virtù e del coraggio, egli invece è una figura amorale. Gitone invece rappresenta “il giovane amato”, costretto a dividersi tra i due seduttori, Encolpio e Ascilto; egli è una figura capricciosa, spesso anche infantile. Eumolpo, invece,è un uomo di talento e di spirito, sicuramente ingegnoso, ma anche imbroglione e lussurioso, sa godersi il male e sopportare il bene. Tra le donne, troviamo, la pervertita Quartilla, la galante e capricciosa Trifena e la bellissima Circe; oltre a queste, abbiamo la serva Criseide che riflette i caratteri della “serva confidente”. In chiosa, Trimalchione, che domina la scena durante il suo banchetto, potente liberto che utilizza un linguaggio popolare e spesso rozzo, al pari dei suoi convitati.

2.5. La lingua

Nella narrazione lo stile è caratterizzato da registri lessicali e stilistici differenti a seconda della voce narrante; dall’intento di una vera e propria parodia, che schernisce i generi “sublimi”, attraverso un livello stilistico elevato, che adotta le strutture tipiche del genere epico-tragico e dell’oratoria e che contrasta con il contesto reale della situazione; infine, dal realismo attraverso l’utilizzo di forme espressive più basse che rimandano alla fisicità del corpo e dei suoi bisogni e alla materialità del denaro: motivo per cui Petronio, spesso, si serve del latino utilizzato dalle classi incolte, fortemente caratterizzato da espressioni popolari.

2.6. Il realismo petroniano

L’aspetto più originale del Satyricon è forse la sua forte carica di realismo, evidente soprattutto nella cena di Trimalchione. Il romanzo ha una sua storia da raccontare, la vita avventurosa di Encolpio, ma nel farlo si sofferma a descrivere luoghi che non sono visti astrattamente, a differenza della tradizione greca, ma sono luoghi comuni e sentiti del mondo romano: la scuola di retorica, i riti misterici, la pinacoteca, il banchetto, la piazza del mercato, il postribolo, il tempio. Il realismo si colloca proprio  attraverso l’interesse che Petronio ha per la mentalità delle varie classi sociali, oltre che (nella sola Cena di Trimalchione) per il loro linguaggio quotidiano.

Un altro dato importante riguarda il rapporto del Satyricon con la satira, modello che Petronio segue, ma non del tutto. Mentre il realismo della satira, infatti, si sofferma su “tipi sociali” precisi (il ricco, il parassita, ecc.) e c’è un continuo commento morale dell’autore che li osserva e li giudica, Petronio invece non offre ai lettori nessun giudizio etico, anzi, anche quando Encolpio prende le distanze dall’azione, non si permette mai di giudicare. L’aggressione satirica di Petronio, dunque, arriva ad attaccare quello stesso moralismo comune a tutto il genere satirico: anche per questo motivo, il Satyricon, seppur giunto frammentato, è un capolavoro della produzione letteraria latina.

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