1. Il bilancio quale strumento di informazione
Il bilancio d’esercizio destinato a pubblicazione è finalizzato a soddisfare il fabbisogno informativo di una molteplicità di interlocutori (stakeholder), prevalentemente esterni all’azienda.
Il bilancio è il sistema delle informazioni sullo stato degli equilibri. L’approvazione del bilancio rappresenta l’approvazione dell’operato degli amministratori.
La finalità principale del bilancio di esercizio è la determinazione del reddito d’esercizio.
Il bilancio d’esercizio è una presentazione delle informazioni raccolte in modo tale che siano meglio fruibili e più comprensibili ai destinatari (soci, portatori di interesse, banche, clienti, fornitori, governo ed enti pubblici…) rispetto alle scritture contabili.
Il bilancio è uno strumento informativo sia per l’esterno che per l’interno:
- bilancio pubblico destinato a terzi: predisposto secondo le disposizioni del Codice civile -> funzione informativa esterna
- bilancio come strumento informativo interno -> funzione informativa interna
Il bilancio d’esercizio è il documento contabile fondamentale che rappresenta il risultato economico e la situazione patrimoniale e finanziaria di un’impresa al termine di un periodo amministrativo. È il principale mezzo di conoscenza della realtà aziendale ed è uno dei principali strumenti di informazione e di comunicazione per l’impresa.
Il bilancio è composto da 4 documenti fondamentali:
- conto economico;
- stato patrimoniale;
- rendiconto finanziario;
- nota integrativa.
Il bilancio evidenzia la capacità di reddito e l’attitudine a creare valore dell’azienda, serve a valutare la struttura patrimoniale e apprezzare la struttura finanziaria.
Finalità del bilancio: controllo sul raggiungimento degli obiettivi di gestione e fornire elementi informativi aziendali.
È necessario garantire un contenuto minimo comune a tutti i portatori di interesse e offrire informazioni utili, cioè comprensibili, comparabili, attendibili e significative.
L’ordinamento giuridico disciplina la redazione del bilancio in modo differente in relazione alla natura giuridica delle imprese, alla loro dimensione, alle modalità di finanziamento e al settore.
Art. 2423 cc: principi di redazione del bilancio:
- chiarezza = il bilancio deve consentire alle persone che leggono il bilancio di comprendere come si è formato il reddito d’esercizio e le componenti del patrimonio di funzionamento;
- verità = il bilancio d’esercizio deve offrire un quadro fedele della situazione aziendale;
- correttezza = attendibilità di stime e congetture, onestà dei redattori per evitare favoritismi rispetto a determinati portatori di interesse, uso di valori non soggetti a eccessive sopravvalutazioni o ad ingiustificate svalutazioni che potrebbero falsare la situazione patrimoniale;
- continuità = tutte le valutazioni devono essere effettuate nella prospettiva che l’azienda continui nel tempo;
- prudenza = non devono essere inseriti in bilancio componenti positivi sperati o presunti, ma solo quelli realizzati alla data di chiusura dell’esercizio; vanno contabilizzate le perdite e gli oneri anche se incerti e presunti; non bisogna contabilizzare utili derivanti da incrementi patrimoniali non certi e durevoli;
- competenza = si deve tener conto dei costi e dei ricavi solamente se imputabili economicamente all’esercizio. I ricavi sono di competenza solo se effettivamente realizzati e i costi sono di competenza se hanno concorso al conseguimento di quei ricavi;
- separazione = evitare compensi di partite o raggruppamenti di voci;
- costanza = da un esercizio all’altro devono essere applicati gli stessi criteri di valutazione al fine della comparabilità dei valori nel tempo e fra aziende dello stesso settore.
Principi contabili nazionali definiti dall’OIC (organismo italiano di contabilità): utilità del bilancio, comprensibilità, neutralità, prudenza, comparabilità, omogeneità, continuità, competenza, periodicità di misurazione, significatività e rilevanza dei fatti economici, conformità, verificabilità dell’informazione, prevalenza della sostanza sulla forma.
Principi contabili nazionali IFRS (international financial reporting standards): fornire informazioni utili ad una serie eterogenea di utenti.
I principi contabili forniscono le regole ed esplicitano le procedure per una corretta tenuta delle scritture contabili e per la redazione del bilancio di esercizio.
Le politiche di bilancio sono azioni condotte sul bilancio allo scopo di occultare perdite, generare autofinanziamento occulto, conguagliare gli utili nel tempo, nascondere o rinviare redditi imponibili. Esse compromettono l’attendibilità del bilancio, riducono la trasparenza e danneggiano i portatori di interesse.
Schema di bilancio: i prospetti di bilancio devono essere redatti secondo schemi obbligatori e vincolanti. Conto economico e stato patrimoniale sono organizzati su 4 livelli di aggregazione e disarticolazione delle informazioni:
- macroclassi
- classi
- singole voci
- ulteriori dettagli
Lo stato patrimoniale è uno schema a sezioni contrapposte = ATTIVO/PASSIVO. Schema obbligatorio art. 2424- 2424 bis cc -> esposizione di attività e passività = rappresentazione e valutazione della struttura patrimoniale-finanziaria d’azienda. Criterio di classificazione è la destinazione economica e la natura -> presenza di un valore dal conto economico (utile o perdita di esercizio). La variazione reddituale chiude il saldo delle variazioni patrimoniali -> esposizione dei valori dell’attivo al netto dei fondi rettificativi -> presenza di informazioni utili anche dal punto di vista finanziario.
MACROCLASSI ATTIVO:
- Crediti verso soci
- Immobilizzazioni
- Attivo circolante -> è importante capire il ciclo dei crediti a breve e a lungo
- Ratei e risconti -> crediti che l’azienda ha con se stessa
MACROCLASSI PASSIVO:
- Patrimonio netto
- Fondi per rischi e oneri -> fondo fittizio incrementato ogni anno (no cassa) che serve contabilmente, perché se necessario si utilizza per evitare uno squilibrio
- Fondo TFR
- Debiti
- Ratei e risconti
Il conto economico ha struttura scalare -> schema obbligatorio art. 2425 cc -> rappresenta la situazione reddituale dell’impresa in funzionamento con una sintesi di valori economici positivi e negativi attribuiti sulla base del criterio di competenza economica -> suddivisione tra valori di natura ordinaria e straordinaria, ora eccezionale -> esposizione dei valori di costo per natura.
MACROCLASSI:
- Valori della produzione -> valori reddituali generati nell’esercizio contabile
- Costi della produzione
- Proventi ed oneri finanziari
- Rettifiche di valore di attività finanziarie
- Proventi ed oneri straordinari = correlati a fenomeni atipici e non rientranti nell’ambito dell’attività ordinaria di impresa à eliminato ed è stato introdotto il carattere di eccezionalità -> l’importo e la natura di ogni singolo elemento di entità eccezionale deve essere indicato e la classe E non esiste più
- Imposte sul reddito dell’esercizio -> trovo utile o perdita dell’esercizio
Per avere maggiori informazioni e maggiori dettagli il conto economico, lo stato patrimoniale e il rendiconto finanziario vengono integrati. La nota integrativa e la relazione sulla gestione hanno tre funzioni: descrittiva (commento sui valori), informativa (aggiunta di informazioni non espresse nel bilancio o non quantificabili) ed esplicativa (interpretazione dei valori congetturati).
Nota integrativa
È un documento che non contiene solo dati contabili quantitativi, ma è per lo più composto da valutazioni e informazioni su come l’azienda ha redatto il bilancio = l’art. 2427 cc ne disciplina i contenuti minimi. Vengono aggiunte informazioni complementari ritenute essenziali al bilancio per raggiungere il proprio fine. Il revisore verifica che nella nota integrativa siano spiegate cose che i numeri non riescono a spiegare in modo esaustivo. Fornisce l’analisi e l’illustrazione dei dati sintetici contenuti negli schemi di stato patrimoniale e conto economico. È determinante per la comprensione della dinamica economica caratterizzante l’esercizio e fornisce le informazioni di dettaglio relative alle differenti voci di bilancio. Fornisce la rappresentazione di uno schema contenente la composizione del patrimonio netto ed un prospetto delle variazioni intervenute nelle parti ideali di patrimonio netto = narrativa che l’azienda fa con l’utile oppure cosa l’azienda decide di fare con le perdite.
Categorie di informazioni contenute nella nota integrativa:
- criteri di valutazioni = se l’azienda decide di cambiare criterio della valutazione delle voci di bilancio deve spiegare l’impatto che questo cambio ha avuto;
- movimentazione delle immobilizzazioni, dell’attivo, del passivo = valore nello stato patrimoniale è il valore netto delle immobilizzazioni a fine anno: nella nota integrativa trovo le informazioni riguardo il costo, le precedenti rivalutazioni ammortamenti e svalutazioni, le acquisizioni, le rivalutazioni gli ammortamenti e le svalutazioni effettuati nell’esercizio. Obsolescenza = perdita di valore e di efficienza economica subita da un bene;
- dettaglio voci di conto economico e stato patrimoniale;
- informazioni integrative.
La relazione sulla gestione non è un documento costitutivo del bilancio di esercizio, ma ha la funzione di corredarlo con informazioni utili per una migliore comprensione della situazione patrimoniale e finanziaria e della dinamica reddituale. Deve contenere informazioni circa alcuni aspetti gestionali critici e concernenti i fatti di rilievo avvenuti dopo la chiusura dell’esercizio e l’evoluzione prevedibile della gestione aziendale. La redazione è disciplinata dall’art. 2428 cc.
Ha lo scopo di contenere un’analisi fedele, equilibrata ed esauriente della situazione della società, dell’andamento e del risultato della gestione per fornire ai lettori (stakeholders) un quadro necessario alla comprensione della situazione aziendale e dell’interpretazione di valori e informazioni di bilancio.
L’analisi viene condotta in chiave sia attuale che prospettica, tenendo in considerazione le esigenze informative dei lettori.
La relazione sulla gestione contiene:
- informazioni circa la posizione della società nell’ambiente in cui opera
- informazioni circa l’aspetto societario
- analisi della struttura patrimoniale e finanziaria e dei risultati della gestione
- informazioni obbligatorie = attività di ricerca e sviluppo, rapporti con le imprese controllate, fatti di rilievo avvenuti dopo la chiusura dell’esercizio, evoluzione prevedibile della gestione, informazioni sulle giacenze e operazioni riguardanti azioni proprie e/o azioni o quote di società controllanti, strumenti finanziari.
2. Dalla lettura, all’interpretazione, all’analisi
L’analisi di bilancio è il processo interpretativo finalizzato alla valutazione della capacità d’impresa di operare secondo economicità, cioè di essere autonoma, in grado di durare nel tempo e di remunerare il soggetto economico.
L’obiettivo dell’analisi di bilancio è la scomposizione e verifica degli equilibri reddituale e patrimoniale. È uno strumento efficace se viene applicata su più bilanci relativi ad esercizi consecutivi.
Fasi:
- Lettura del bilancio
- Riclassificazione conto economico
- Riclassificazione stato patrimoniale
- Costruzione del sistema di quozienti o indici di bilancio
- Analisi dei flussi monetari e finanziari (rendiconto finanziario)
- Valutazione sintetica di azienda
La lettura parte dall’analisi della composizione dell’attivo dello stato patrimoniale, osservando quanto pesano in % le varie macroclassi sul totale dell’attivo.
Se le immobilizzazioni pesano di più rispetto all’attivo circolante, si è in presenza di rigidità alta, al contrario la rigidità è bassa. La valutazione della rigidità va fatta tenendo conto delle caratteristiche delle altre aziende del settore e identificando le variazioni rilevanti tra l’anno in considerazione e il precedente.
La lettura, l’interpretazione e l’analisi dell’attivo consentono di valutare la rigidità.
Successivamente si analizza la composizione del passivo, cioè quanto pesano i finanziamenti interni rispetto al totale dei finanziamenti. Se il patrimonio netto è elevato, l’azienda si dice autonoma. Mentre se i debiti sono particolarmente elevati, occorre distinguere i finanziamenti di lungo periodo dagli strumenti di regolamento a breve e fare una valutazione rispetto all’anno precedente.
La lettura, l’interpretazione e l’analisi permettono di valutare l’autonomia dell’azienda.
Il bilancio d’esercizio rappresenta uno strumento fondamentale per valutare le scelte gestionali di un’impresa. Il bilancio contiene le informazioni utili per esprimere valutazioni sull’assetto economico-globale, ma occorre una riorganizzazione di queste informazioni.
Rielaborazione delle informazioni grazie a tre tecniche:
- riclassificazione dei valori contenuti nel bilancio;
- comparazione dei valori ottenuti con la riclassificazione (indici di bilancio);
- lettura finanziaria e monetaria dei fenomeni aziendali avvenuti nel periodo.
Grazie all’analisi di bilancio è possibile capire quale sia la situazione economica globale dell’azienda e quali sono le aree su cui è necessario porre maggiore attenzione.
Per valutare l’assetto economico globale, occorre scomporlo in modo da fare riferimento ad ogni dimensione rilevante: solidità, liquidità, redditività e sviluppo.
Dopo aver analizzato la composizione dello stato patrimoniale, si passa al conto economico guardando la composizione dei proventi e la composizione dei costi.
La lettura rappresenta il momento preliminare all’analisi: occorre predisporre una metodologia specifica ed è necessario valutare il grado della discrezionalità e della qualità del reddito prodotto durante l’esercizio. Non consiste in una meccanica applicazione di tecniche, ma l’interpretazione dei dati è fondamentale.
3. Rielaborazione del conto economico e dello stato patrimoniale
La riclassificazione dello Stato Patrimoniale è uno strumento utile per analizzare la struttura patrimoniale e finanziaria dell’impresa.
Si utilizzano principalmente due criteri:
- criterio finanziario = pone l’accento sulla durata (scadenza) dell’investimento o finanziamento
- criterio funzionale = pone enfasi sulla gestione a cui appartengono le differenti componenti patrimoniali e finanziarie
Il criterio finanziario viene detto anche della liquidità. La durata convenzionale utilizzata per dividere il breve dal lungo termine è individuata nei 12 mesi.
Il bilancio è riclassificato in 5 macro-aggregati:
- attivo a breve = contiene tutte le voci che si trasformeranno in cassa nei 12 mesi successivi (investimenti);
- attivo fisso netto = contiene tutti i valori che sono destinati a perdurare nel lungo periodo, molti dei quali non hanno neanche la finalità di diventare cassa (attrezzature);
- passivo a breve = contiene tutte le voci che genereranno uscite nei prossimi 12 mesi (finanziamenti);
- passivo a medio lungo termine = fonti di finanziamento esterni all’azienda, acquisizione di risorse finanziarie di un determinato esercizio che diventa poi un’uscita di cassa costante (mutuo);
- mezzi propri = patrimonio netto, fonte di finanziamento interna con scadenza non definita e che non genera flussi negativi di cassa.
Lettura dello schema:
- rigidità della struttura patrimoniale = data dal rapporto tra investimenti a breve e investimenti fissi, è tanto maggiore quanto maggiore è l’incidenza dell’attivo fisso netto;
- grado di indipendenza finanziaria = dato dal rapporto tra mezzi di terzi e totale dei finanziamenti, l’indipendenza cresce al ridursi dell’incidenza dei mezzi di terzi (passivo a breve + passivo a medio lungo termine).
All’interno dell’attivo a breve ci sono 3 aggregati:
- liquidità immediate (cassa, banche…) = insieme degli investimenti liquidi o potenzialmente liquidabili, indicano le politiche di tesoreria dell’impresa;
- liquidità differite (crediti v/clienti, IVA, ratei attivi) = investimenti a scadenza limitata nel tempo, indicano le politiche commerciali dell’impresa;
- disponibilità (rimanenze e risconti attivi) = ciò che diventerà cassa nel corso dell’esercizio, quindi che richiede la realizzazione di attività economiche per completare il ciclo produttivo (sostenere dei costi), non è detto che diventerà sicuramente cassa;
L’attivo fisso netto viene disaggregato in base alla tipologia di investimento:
- immobilizzazioni materiali = fabbricati, impianti, macchinari, attrezzature, tutto ciò che esprime lo sviluppo tecnico dell’impresa;
- immobilizzazioni immateriali = marchi, brevetti, licenze, avviamento, ratei e risconti attivi pluriennali, tutto ciò che indica le politiche di innovazione tecnologica e commerciale dell’azienda;
- immobilizzazioni finanziarie = indicano le scelte di integrazione verticale e diversificazione
Disaggregazione del passivo a breve:
- liquidità negative = cassa che bisogna restituire a breve alla banca, indicano le politiche di indebitamento a breve dell’impresa;
- esigibilità = debiti a breve che diventeranno uscite di casa, debiti di funzionamento o debiti finanziari a breve oppure i dividendi deliberati
Disaggregazione del passivo a lungo termine e mezzi propri:
- passivo a medio-lungo termine = indica le politiche di finanziamento dell’impresa = debiti di funzionamento, debiti finanziari, altri debiti;
- mezzi propri = prestiti obbligazionari, prestiti dei soci, fondi rischi raggruppati in capitale sociale, riserve di utili e riserve di capitale.
Esempio di riclassificazione dello stato patrimoniale:
- crediti verso soci per versamenti ancora dovuti = ipotesi prudente a riduzione dei mezzi propri altrimenti come liquidità differite;
- immobilizzazioni = gli acconti sono immobilizzazioni finanziarie, mentre i crediti vanno suddivisi in base alla scadenza (se assente si presuppone la lunga durata), le azioni proprie sono iscritte a riduzione dei mezzi propri se l’acquisto ha il fine di successivo annullamento;
- attivo circolante = le rimanenze sono incluse nelle disponibilità, i crediti devono essere suddivisi in base alla durata e alla natura (liquidità differite oppure immobilizzazioni finanziarie) e le disponibilità liquide sono liquidità immediate;
- ratei e risconti attivi = se comuni a più esercizi sono immobilizzazioni patrimoniali altrimenti i ratei sono liquidità differite e i risconti disponibilità
- patrimonio netto = coincide con il contenuto riclassificato ad eccezione della quota di utile destinato a distribuzione che è tra le esigibilità;
- fondi per rischi e oneri = possono essere in diverse aree;
- TFR = passivo a medio-lungo termine;
- debiti = classificare in base alla durata (se a breve liquidità negative, se a lungo passivo a medio-lungo termine), le obbligazioni sottoscritte dai soci vanno aggiunte ai mezzi propri come i debiti verso i soci, quote di debiti a media lunga scadenza sono esigibilità;
- ratei e risconti passivi = se comuni a più esercizi sono passivo a medio-lungo termine, altrimenti sono tra le esigibilità.
Il criterio di pertinenza gestionale (funzionale) è utile quando si effettuano analisi interne perché l’obiettivo è quello di approfondire l’analisi della gestione caratteristica.
Distinzione tra:
- gestione caratteristica corrente = attività caratteristica che fa parte del ciclo produttivo dell’azienda e si ripete (rimanenze, crediti, ratei e risconti);
- gestione caratteristica non corrente = scelte di investimento o disinvestimento, attività che avvengono ogni tanto all’interno dell’azienda (immobilizzazioni materiali e immateriali).
La riclassificazione secondo la pertinenza gestionale distingue nell’attivo la gestione caratteristica distinguendo tra le attività operative della gestione corrente e le attività della gestione non corrente, tutte le componenti dell’attivo che non fanno parte della gestione caratteristica prendono il nome di attività extra caratteristiche.
Nel passivo: passività correlate alla gestione corrente e passività non correlate alla gestione corrente = TFR e fondo per rischi e oneri fanno parte della gestione corrente perché ogni anno viene accantonata una somma che incrementa i fondi. In questo caso per riclassificare lo stato patrimoniale occorre ragionare voce per voce domandandosi se sia o meno collegata alla gestione caratteristica = ciclo di acquisto, trasformazione e vendita che identifica i tre momenti in cui si fanno le scritture contabili.
Con questa riclassificazione viene calcolato un saldo tra gli elementi correnti dell’attivo e gli elementi correnti del passivo = dall’attivo circolante viene sottratto il passivo circolante e si trova il capitale circolante operativo netto, che rappresenta l’ammontare delle attività al netto delle passività correnti = investimento effettuato nella gestione corrente. Il capitale circolante operativo netto è l’insieme delle uscite monetarie conseguenti all’esercizio dell’attività caratteristica che non hanno ancora avuto compensazione in entrate monetarie. Se l’attivo corrente è maggiore del passivo corrente il capitale circolante operativo netto è un investimento che richiede delle fonti di finanziamento per coprirlo (onerose). Se il passivo corrente è maggiore dell’attivo corrente il capitale circolante operativo netto è una fonte di finanziamento non onerosa.
Attività extra caratteristiche:
- immobilizzazioni finanziarie e crediti di natura finanziaria = titoli a breve e a lungo termine;
- immobili non destinati alla produzione;
- cassa (può anche essere spostata nel passivo).
Le passività non correlate alla gestione corrente prendono il nome di posizione finanziaria netta = comprendono i debiti contratti per finanziamenti e si può portare la cassa a riduzione di questo importo.
Sulla posizione finanziaria netta viene calcolato il costo dell’indebitamento = rapporto tra oneri finanziari e posizione finanziaria lorda.
Nel lungo periodo la gestione corrente deve garantire la liquidità necessaria a mantenere l’equilibrio finanziario e produrre un adeguato flusso di autofinanziamento.
Nel passivo c’è la posizione finanziaria netta che è una fonte di finanziamento esplicitamente onerosa e i mezzi propri che sono implicitamente onerosi.
La cosa migliore è assottigliare il capitale circolante operativo netto gestendo il ciclo produttivo usando i debiti correnti come fonti di finanziamento per i crediti correnti.
In questo caso troviamo dei valori diversi dal totale dell’attivo e del passivo del bilancio civilistico, però anche in questo caso totale capitale investito = totale fonti di finanziamento.
La riclassificazione del Conto Economico tiene conto delle diverse gestioni che avvengono all’interno dell’azienda per comprendere il contributo alla formazione dell’utile dei singoli gruppi omogenei di operazioni svolte nel periodo.
Componenti della gestione:
- gestione caratteristica = attività che generano rapporti di scambio con clienti e fornitori;
- gestione accessoria (patrimoniale) = flussi reddituali che hanno a che fare con l’attività immobiliare, gestione dei titoli e delle partecipazioni;
- gestione finanziaria = insieme delle operazioni finalizzate al reperimento delle risorse finanziarie;
- gestione straordinaria = valori che presentano caratteristiche di non ripetitività, eccezionalità, non controllabilità e non esclusiva competenza;
- gestione tributaria = gestione delle imposte.
Criteri di riclassificazione:
- a ricavi e costo del venduto = obiettivo di comprendere la redditività delle vendite;
- a valore della produzione e valore aggiunto = focus sulla redditività della produzione.

Reddito operativo della gestione caratteristica (ROGC) = ricavi netti – costo del venduto: deve essere positivo se no l’azienda non ha redditività, è riferito solo alle vendite.
Ricavi netti = valore dei beni venduti durante l’anno al netto di rettifiche dirette (sconti, abbuoni e resi) + interessi attivi sui crediti verso i clienti quando derivanti da scelte temporanee di politica commerciale.
Costo del venduto = acquisti materie prime e semilavorati + costo del lavoro + TFR + prestazioni di servizi + oneri diversi di gestione caratteristica + ammortamenti + svalutazione crediti commerciali + accantonamenti della gestione caratteristica +/- variazione delle rimanenze – rettifiche di costi – incrementi per lavori interni.
Reddito operativo della gestione complementare e accessoria = interessi attivi, fitti attivi, dividendi, costi di manutenzione degli immobili, perdite su crediti finanziari, svalutazioni di titoli e partecipazioni.
Il ROA è indipendente dalle scelte esplicite di finanziamento in quanto il loro costo non viene considerato.
Quando al ROA vengono sottratti gli oneri finanziari (interessi passivi su finanziamenti, costi di gestione del rapporto e costo di qualunque disponibilità di denaro ricevuta da terzi) si trova il reddito lordo di competenza (RC) = risultato prodotto dalla gestione ordinaria.
Le componenti straordinarie vengono esaminate in modo autonomo = un componente è straordinario se non è di esclusiva competenza dell’esercizio e se caratterizzato da casualità ed occasionalità: plusvalenze e minusvalenze, sopravvivenze attive e passive, insussistenze dell’attivo e del passivo, valori derivanti da errori di stima e da fenomeni non controllabili o casuali.
Reddito ante imposte (EBT): non rappresenta il reddito imponibile. Togliendo le imposte si trova infine il reddito netto (RN) = utile o perdita.
- Se ROGC > 0 è condizione necessaria ma non sufficiente per avere redditività;
- Se ROGC < 0 e ROA > 0 è rilevante l’importanza della gestione complementare e accessoria;
- Se ROGC e ROA > 0 ma RC < 0 il problema è nella gestione finanziaria;
- Se RC < 0 e EBT > 0 il reddito netto emergente sarà fragile data una situazione critica della gestione caratteristica;
- Se RC > 0 e EBT < 0 la situazione è limitata nel tempo.

Viene analizzata la redditività della produzione: reddito operativo della gestione caratteristica è il risultato che si ricava partendo dal valore della produzione (contenuto nella macroclasse A del conto economico).
Al valore della produzione vengono sottratti i costi, che vengono distinti in 2 gruppi:
- Costi esterni = sostenuti per acquistare dall’esterno materie prime e che generano un valore numerario, se le rimanenze di materie prime aumentano allora si aggiunge al valore della produzione (rettifica costo), VP – CE = valore aggiunto, cioè il valore che l’azienda riesce ad aggiungere al valore dei fattori produttivi che acquista dall’esterno;
- Costo del lavoro = costo interno relativo a fattori produttivi aziendali.
Sottraendo dal valore aggiunto il costo del lavoro si trova il margine operativo lordo (MOL o EBITDA) = saldo in cui ci sono tutti i valori certi e riferibili alla gestione caratteristica. Sottraendo gli ammortamenti e gli accantonamenti si trova il reddito operativo della gestione caratteristica che è riferito alla produzione.
Il valore aggiunto è un indicatore importante di redditività della produzione = risente del grado di efficienza interna ed esterna e riflette qualsiasi scelta strutturale dell’azienda = è il mercato che riconosce valore all’azienda.
I destinatari del valore aggiunto sono i lavoratori (retribuzione), l’azienda (ammortamenti), i conferenti di capitale di credito (oneri finanziari) e quelli di risparmio (reddito netto) e lo stato (imposte).
L’EBITDA è il risultato intermedio al lordo di ammortamenti ed accantonamenti = tutti i valori che lo compongono generano variazioni a livello finanziario (capitale circolante netto).
4. Analisi della situazione economica, finanziaria e patrimoniale anche mediante il calcolo di indici e l’analisi dei flussi
Le tre dimensioni (reddito, patrimonio e cassa) sono oggetto di una specifica valutazione attraverso degli indici = analisi della solidità, analisi della redditività e analisi della liquidità.
La capacità di produrre reddito può essere compromessa da fasi di recessione, tensione sui mercati valutari, momenti di stretta creditizia, fasi di riorganizzazione, rapido sviluppo o crisi del proprio mercato.
Solidità patrimoniale = capacità dell’azienda di perdurare nel tempo in modo autonomo facendo fronte con successo a eventi esterni ed interni particolarmente significativi. Indica l’insieme delle condizioni di equilibrio tra investimenti e finanziamenti. La stabilità di un valore negli anni è un aspetto positivo.
Rapporto di indebitamento = rapporto tra mezzi di terzi e mezzi propri:
- misura la dipendenza finanziaria da terzi;
- varia da 0 a infinito = tende ad essere alto quando l’azienda è in fase di espansione;
- al crescere del valore si riduce il grado di solidità dell’azienda;
- non esiste un valore ottimale;
- se il rapporto diminuisce si va incontro alla sovracapitalizzazione;
- spesso i mezzi di terzi sono meno onerosi dei mezzi propri.
Indice di copertura degli oneri finanziari = rapporto tra reddito operativo aziendale e oneri finanziari (prende valori del CE riclassificato). Se il ROA è negativo, non si calcola. Più è alto e maggiore è il grado di solidità.
Composizione dell’indebitamento = rapporto tra passivo a medio-lungo termine e mezzi di terzi: varia da 0 a 1 e misura la rilevanza relativa delle fonti di finanziamento.
Complementare è l’indice di esigibilità del debito = rapporto tra passivo a breve e mezzi di terzi.
Rapporto tra fonti consolidate = rapporto tra passivo a medio-lungo termine e mezzi propri. Maggiore è questo indicatore, meno l’azienda è solida in una prospettiva temporale.
Grado di copertura dell’attivo fisso netto = rapporto tra mezzi propri e attivo fisso netto. Esprime l’equilibrio tra le fonti di finanziamento e la struttura degli investimenti segnalando le modalità attraverso le quali l’azienda finanzia gli investimenti durevoli.
Ci dovrebbe essere un equilibrio tra durata dei finanziamenti e durata degli investimenti = più l’indice si avvicina a 1 e più si è in presenza di una capitalizzazione ottimale.
Margine di struttura = mezzi propri – attivo fisso netto. Definisce il divario tra le fonti di finanziamento e la struttura degli investimenti = indica il margine degli investimenti che l’azienda potrebbe fare per portare quell’indicatore vicino all’unità. Occorre considerare il ciclo di vita dell’azienda = se è giovane, il margine di struttura potrebbe essere alto.
Indice di composizione degli investimenti:
- rapporto tra attivo a breve e capitale investito;
- rapporto tra attivo fisso netto e capitale fisso netto;
- misura la rigidità della composizione degli investimenti;
- dipende dal settore e dal ciclo di vita dell’azienda.
Indice di sicurezza del debito = rapporto tra immobilizzazioni materiali nette e passivo a medio- lungo termine o mezzi propri. Indica la quota parte di finanziamento durevole garantita da immobilizzazioni materiali.
Grado di ammortamento = rapporto tra il fondo ammortamento e le immobilizzazioni lorde. Espone in quale percentuale sono state mediamente ammortizzate le immobilizzazioni alla data di riferimento (già consumate). Varia da 0 a 1 ed è un indicatore di complessa interpretazione a seconda del settore e del livello di maturità dell’azienda.
Tasso di ammortamento = rapporto tra quota di ammortamento e immobilizzazioni lorde. Dice in percentuale quanta utilità delle immobilizzazioni viene utilizzata ogni anno.
Durata media delle immobilizzazioni = rapporto tra immobilizzazioni lorde e quota di ammortamento. Esprime il tempo medio contabile di permanenza delle immobilizzazioni nell’impresa.
Età media delle immobilizzazioni = rapporto tra fondo ammortamento e quota di ammortamento. Esprime il numero di anni di utilizzo delle immobilizzazioni esistenti.
Durata residua delle immobilizzazioni = rapporto tra immobilizzazioni nette (materiali e immateriali) e quota di ammortamento. Esprime il numero residuo di anni di impiego delle immobilizzazioni esistenti.
Mentre la solidità cambia ogni giorno, la redditività è estendibile all’insieme delle combinazioni economiche realizzate in un intero periodo.
L’analisi della redditività valuta se l’azienda riesce a remunerare il capitale investito.
ROA (return on asset) = rapporto tra reddito operativo aziendale e capitale investito (attivo patrimoniale). Misura in percentuale la capacità dell’impresa di ottenere un flusso di reddito mediante il totale investito, prende in considerazione tutti i fattori produttivi e li rapporta alla gestione operativa aziendale. Al crescere del valore aumenta il livello di redditività (aumenta il reddito operativo oppure diminuisce il capitale investito). Non può essere negativa (varia da 0 a infinito). Può essere scomposta per misurare il contributo delle diverse gestioni alla redditività.
ROI (return on investment) = rapporto tra reddito operativo e capitale investito netto operativo. Misura il rendimento del capitale investito al netto delle passività operative di gestione corrente. Non c’è un valore ottimale, dipende dal settore e dal ciclo di vita dell’azienda. È un indicatore di efficienza = al crescere del valore migliorano le modalità di impiego delle risorse aziendali.
ROS (redditività delle vendite) = rapporto tra reddito operativo e vendite. Esprime il margine generato dall’attività caratteristica per la remunerazione del capitale investito. È il valore che l’azienda trattiene al netto delle vendite = indice di efficienza delle vendite.
Turnover (rotazione del capitale investito) = rapporto tra le vendite e il capitale investito. Esprime il livello di sfruttamento della capacità produttiva, influenzato dal settore e da eventuali operazioni di leasing. Per aumentarlo occorre aumentare le vendite a parità di capitale investito. Più di tanto non può crescere (limite della capacità produttiva), se non aumentando il capitale investito per ampliare la capacità produttiva che però porta a ridurre la rotazione.
Costo medio dell’indebitamento = rapporto tra oneri finanziari e mezzi di terzi (passivo a breve e passivo a medio-lungo termine, fonti esplicitamente onerose). Misura il livello di onerosità del capitale di finanziamento.
Differenziale di rendimento = ROI – costo medio dell’indebitamento. Se positivo c’è un margine per andare a remunerare i mezzi propri.
Rapporto di indebitamento finanziario (debt/equity) = rapporto tra posizione finanziaria netta e mezzi propri. L’aumento dei debiti finanziari potrebbe determinare un incremento della redditività dell’azienda. Questo rapporto è un’indicazione della capacità dell’azienda di attrarre risorse finanziarie onerose. Se ha un valore alto, l’azienda ha generato flussi reddituali capaci di coprire i costi dei debiti finanziari. Per contro, all’aumentare di questo indice la solidità dell’azienda diminuisce.
ROE (return on equity) = rapporto tra reddito netto e mezzi propri. Misura il livello medio di remunerazione dei mezzi propri investiti all’interno dell’azienda dai conferenti di capitale di risparmio. Esprime l’impatto della gestione aziendale nel suo complesso.
Liquidità = attitudine/capacità a far fronte tempestivamente ed economicamente ai propri impegni verso i finanziatori, è un costo. Una buona liquidità aiuta l’azienda a migliorare la propria solidità e la capacità di produrre reddito.
Due tipi di analisi:
- statica/sincronica = uso lo stato patrimoniale riclassificato
- dinamica/diacronica = uso il rendiconto finanziario
Quick ratio = rapporto tra la somma di liquidità immediate e differite e il passivo a breve. Se è maggiore di 1, vuol dire che nel breve periodo l’ammontare di cassa che entra è maggiore di quello che esce e viceversa, non può essere negativo. Misura la capacità dell’impresa di affrontare pagamenti nel breve periodo.
Margine di tesoreria = liquidità immeritate + liquidità differite – passivo a breve. Fornisce il divario in termini assoluti tra investimenti prontamente liquidabili e finanziamenti esigibili nel breve periodo.
Liquidità netta = liquidità immediate – liquidità negative. Esprime la posizione netta di breve periodo verso il sistema bancario.
Current ratio = rapporto tra attivo a breve e passivo a breve. Misura la capacità dell’impresa di affrontare nel breve periodo i pagamenti tenendo in considerazione anche le disponibilità, comprende anche le rimanenze. Se il valore è stabile nel tempo, l’azienda riesce a gestire bene la sua liquidità.
Capitale circolante netto finanziario = attivo a breve – passivo a breve. Corrisponde in termini assoluti al current ratio. Dice l’ammontare di cassa che entrerà oppure uscirà nel breve termine.
Capitale circolante operativo = clienti + magazzino – fornitori. Esprime l’efficienza finanziaria e consente di comprendere se la gestione caratteristica contribuisce al mantenimento della liquidità. Il valore ideale è prossimo allo 0.
Durata media dei crediti verso clienti = rapporto tra crediti v/clienti e vendite/360. Indica quanto tempo impiegheranno quei crediti a diventare cassa (normalmente 30/60 giorni).
Durata media del magazzino = rapporto tra il magazzino e vendite/360. Giorni medi di permanenza del magazzino. Un valore elevato è sintomo di scorte eccessive, inefficienza, obsolescenza del magazzino e previsioni di vendita errate.
Durata media dei debiti verso i fornitori = rapporto tra fornitori e acquisti/360. Difficilmente calcolabile dall’esterno dell’impresa.
Durata media del capitale circolante netto = rapporto tra capitale circolante netto e vendite/360. Dice il fabbisogno medio di breve indotto dal livello di attività svolta.
Analisi dei flussi: rendiconto finanziario = prospetto di sintesi che contiene i flussi finanziari e monetari. La prima voce è l’utile o la perdita dell’esercizio.
È possibile analizzare i flussi di cassa generati dalla gestione caratteristica, dall’attività di finanziamento, dall’attività di investimento e le cause alla base della divergenza tra flussi reddituali e monetari. Richiede la trasformazione delle variazioni contabili in variazioni monetarie (flusso). Prende in considerazione le diverse gestioni parziali. L’analisi consente di valutare il contributo delle singole gestioni alla variazione complessiva della risorsa = si effettua la sintesi tra la dimensione reddituale, la dimensione patrimoniale e la dimensione finanziaria.
5. Auditing interno ed esterno
L’attività di auditing viene svolta per controllare che tutte le funzioni di un’impresa vengano svolte in modo efficace ed efficiente in modo da garantire redditività all’impresa.
Audit = controllo dei sistemi di gestione di un’azienda per assicurare che tutti i processi svolgano le loro funzioni efficacemente e correttamente.
Internal audit = funzione di controllo conseguita all’interno dell’azienda da parte di un dipartimento di controllo interno. Attività finalizzata alla revisione delle operazioni di routine e fornire suggerimenti per il miglioramento. L’audit interno viene condotto dai lavoratori e viene fornito un parere sull’efficacia delle attività operative.
L’audit interno non è obbligatorio ed è un processo continuo per verificare l’efficienza operativa.
L’audit interno è una funzione di valutazione imparziale e sistematica, che viene messa in atto all’interno dell’organizzazione aziendale per rivedere le attività quotidiane e suggerire dei possibili miglioramenti. Viene valutato il sistema contabile e di controllo interno, vengono esaminate le attività di routine, vengono analizzate le informazioni finanziarie e non e vengono rilevati eventuali errori.
Finalità principale: aumentare il valore dell’operatività di un’organizzazione e monitorare il sistema di controllo interno e di gestione dei rischi -> miglioramento continuo della qualità delle operazioni su tutti i livelli.
I soggetti che si occupano dell’audit interno appartengono al personale interno all’organizzazione (dipendenti).
Tra i controlli interni rientrano quelli che verificano il rispetto degli aspetti legali da parte dell’azienda.
La figura incaricata di svolgere l’audit interno è rappresentata dall’internal auditor, che deve essere una persona con una buona capacità relazionale dato che deve relazionarsi con la direzione dell’impresa.
Dall’altro lato, l’audit esterno è obbligatorio per ogni organizzazione. È una funzione di controllo eseguita da un ente indipendente che fa parte dell’organizzazione.
Ha l’obiettivo di analizzare e verificare la dichiarazione finanziaria della società, fornendo un parere sulla veridicità e correttezza della scheda finanziaria della società.
L’audit esterno viene eseguito una volta all’anno da parte di un soggetto indipendente che valuta i conti annuali dell’organizzazione e dà un parere a riguardo.
Il rapporto di audit esterno viene consegnato agli stakeholders dell’organizzazione, mentre quello interno viene consegnato alla direzione.
L’analisi e la revisione esterna mira a verificare ed analizzare l’accuratezza, la completezza e l’affidabilità del bilancio -> fornisce un giudizio sulla rappresentazione veritiera e corretta del bilancio.
I revisori esterni sono nominati dalla società, ma sono membri esterni non dipendenti.
6. Revisione e certificazione del bilancio d’esercizio
Il revisore legale dei conti ha il compito di certificare il bilancio d’esercizio, verificando la corretta e veritiera redazione del bilancio d’esercizio.
Il bilancio deve essere redatto in conformità ai principi contabili stabiliti dall’OIC e dalle norme di legge, oppure ai principi internazionali.
L’obiettivo del revisore è quello di fornire un giudizio indipendente e obiettivo sul bilancio. per questo motivo il revisore deve essere un soggetto esterno all’azienda.
Nelle società di capitali la funzione di controllo contabile è sempre affidata ad un organo esterno di revisione contabile = società di revisione contabile esterna.
Revisione legale dei conti: le scritture contabili devono riflettere in modo veritiero e corretto lo stato di salute dell’impresa e l’andamento della gestione = sono il principale strumento conoscitivo e valutativo di cui dispongono i terzi (creditori e investitori) -> è necessario un sistema affidabile, autonomo e indipendente di verifica e rilevazione della contabilità d’impresa -> la revisione contabile nelle società di capitali è affidata a un revisore contabile esterno (art. 2409-bis) = inderogabile per le società tenute a redigere il bilancio consolidato e per gli enti di interesse pubblico, tutte le altre possono prevedere con una clausola statutaria che la revisione dei conti sia esercitata dal collegio sindacale.
L’attività di revisione può essere esercitata solo da chi sia iscritto nell’apposito registro tenuto dal ministero dell’economia e delle finanze.
La designazione del revisore spetta all’assemblea ordinaria dei soci su proposta motivata dell’organo di controllo.
La scelta del revisore è libera ma deve essere soddisfatta l’indipendenza.
Il revisore non è e non diventa un organo sociale = la società stipula con esso un contratto d’opera intellettuale. Il corrispettivo deve essere deliberato dai soci e fissato per tutto il periodo di durata dell’incarico (non può essere stabilito in funzione del risultato della revisione), l’incarico ha durata di 3 anni, le dimissioni del revisore e la risoluzione consensuale del contratto sono disciplinate da un regolamento ministeriale che ne fissa presupposti e modalità, in caso di revoca dell’incarico su delibera dell’assemblea valgono le stesse regole.
Compiti del revisore:
- periodica verifica della regolare tenuta della contabilità e della corretta rilevazione dei fatti gestori nelle scritture contabili;
- analisi e valutazione del bilancio di esercizio mediante una relazione che deve essere redatta in forma di lettera indirizzata alla società, datata e sottoscritta dal responsabile della revisione e messa a disposizione dei soci;
- formulazione di un giudizio sul bilancio, indicando se esso è conforme alle norme che ne disciplinano la redazione e se rappresenta in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria dell’impresa;
- ulteriori attività in occasione di operazioni societarie come fusione, scissione ed operazioni sul capitale.
Il revisore assume un’obbligazione di mezzi e non di risultato e deve adottare determinati standard di condotta e doveri di comportamenti = egli non garantisce la veridicità del bilancio e non ne risponde civilmente -> deve operare con perizia e diligenza professionale e serbare riservatezza sulle informazioni e sui dati di cui venga a conoscenza (segreto professionale) -> è responsabile con gli amministratori nei confronti della società, dei suoi soci e dei terzi per i danni derivanti dall’inadempimento ai propri doveri (è solidale verso l’esterno, può essere condannato al risarcimento del danno) -> la responsabilità verso la società ha natura contrattuale. L’azione di risarcimento si prescrive nel termine di 5 anni dalla data della relazione di revisione sul bilancio di esercizio emessa al termine dell’attività di revisione cui si riferisce l’azione di risarcimento.
Certificazione di bilancio = documento che certifica la veridicità del bilancio d’esercizio, a seguito di un controllo esterno, da parte della società di revisione -> i registri di bilancio, quindi, sono stati redatti nel rispetto della legge.
La certificazione di bilancio è necessaria per avere finanziamenti perché grazie a questo documento i risparmiatori possono avere delle rassicurazioni oggettive sull’andamento della società.
La certificazione di bilancio rappresenta l’esito della revisione del bilancio, è un documento regolato dalla legge e alcuni enti sono obbligati alla presentazione del bilancio e alla successiva revisione e certificazione = società quotate in borsa. Se la società non è obbligata dalla legge, può procedere ad una revisione volontaria da parte del Collegio sindacale.
7. Criteri di valutazione del patrimonio in momenti straordinari della vita aziendale
Momenti straordinari della vita aziendale: conferimento, fusione, scissione. In questi momenti è necessario valutare il patrimonio per determinare la congruità dei rapporti di cambio.
Il metodo patrimoniale esprime il valore dell’azienda in funzione del valore del suo patrimonio = valore di ricostituzione del patrimonio in una prospettiva di funzionamento aziendale. Considera il patrimonio netto -> valutazione dell’azienda viene fatta in modo oggettivo (poche ipotesi e poche competenze soggettive). È un metodo diffuso per le aziende che hanno un’elevata quantità di attività immobilizzate.
Dall’altro lato questo metodo determina il valore dell’azienda su dati storici, ponendo in secondo piano la capacità dell’azienda di generare reddito in futuro.
Il metodo reddituale determina il valore dell’azienda sulla sua capacità di generare reddito e quindi valore. Il valore dell’azienda viene determinato mediante l’attualizzazione dei risultati economici attesi. Il reddito viene depurato dalle componenti reddituali straordinarie, al netto degli oneri finanziari e delle imposte per individuare la reale e stabile capacità reddituale dell’azienda.
Il metodo reddituale è più incerto e soggettivo.
I metodi finanziari sono più razionali in quanto vengono prezzate le attività finanziarie: discounted cash flow analysis determina il valore dell’azienda sulla base del valore attuale dei flussi di cassa che la stessa pensa di generare negli esercizi futuri.
Questi metodi evidenziano la capacità dell’azienda di mettere a disposizione degli investitori (azionisti o finanziatori) dei flussi monetari che residuano dopo aver effettuato gli investimenti in capitale circolante e attività fisse in modo da garantire all’azienda di operare in condizioni di economicità.
- metodi unlevered = attualizzazione dei flussi di cassa disponibili per tutti coloro che apportano risorse finanziarie in azienda (possessori di azioni e fornitori di capitale di debito) -> flussi di cassa calcolati al lordo degli interessi passivi;
- metodi levered = attualizzazione dei flussi di cassa disponibili per gli azionisti, scontati ad un tasso che riflette il grado di rischio -> i flussi di cassa sono calcolati al netto del serivzio del debito.
Svantaggi: elevata soggettività a causa delle ipotesi necessarie per la stima dei cash flow, limitata adattabilità del procedimento di previsione dei flussi di cassa disponibili oltre un certo numero di anni.
Il metodo EVA (economic value added) misura il valore basandosi sul fatto che il capitale degli azionisti debba essere remunerato e che un’azienda che produce utili, non sia necessariamente in grado di creare valore economico per gli azionisti.
L’impresa crea valore solo se la differenza tra il rendimento e il costo del capitale investito operativo è maggiore di zero.