1. La vita e la produzione letteraria
La biografia di Menandro si colloca in quei decenni di transizione che partono dall’età della polis autonoma e arrivano all’avvento dell’egemonia macedone con Filippo e Alessandro e infine all’instaurarsi delle monarchie assolute. Nato verso il 342 a.C. ad Atene da una famiglia nobile, esordì a teatro nel 321 riportando la vittoria e ottenendo in seguito il successo altre sette volte. Durante il governo oligarchico di Demetrio Falereo (317-307), uomo colto scelto per guidare Atene dal sovrano macedone Antipatro, Menandro strinse con lui rapporti di amicizia. Quando nel 307 la città dovette consegnarsi a Demetrio Poliorcete, figlio del diadoco Antigono, Demetrio Falereo fuggì e fu intentato un processo politico contro Menandro, dal quale, però, il commediografo ne uscì comunque indenne. Morì verso il 290. Dalle sue opere si evincono poche notizie sull’attualità e sul mondo greco del tempo: con lui la commedia attica prendeva ormai strade diverse rispetto ad Aristofane e alla sua attività politica.
Menandro fu autore di oltre cento commedie, una quantità elevata rispetto al periodo in cui fu in attività, che ci induce a pensare che scrisse anche al di fuori di Atene. La sua opera godette di grande fortuna presso i Romani (alle sue trame attinsero i massimi commediografi latini, Plauto e soprattutto Terenzio) e fino alle soglie del Medioevo, ma non resse alla selezione di età bizantina e cadde nell’oblio.
2. Il bisbetico
Il dramma che attualmente conosciamo meglio è il Δύσκολος, «Il bisbetico», rappresentato nel 316. Il titolo si riferisce all’anziano protagonista, il burbero e asociale Cnemone; egli si oppone alla realizzazione dell’amore tra sua figlia e il giovane Sostrato. Dopo lunghe peripezie, la svolta arriva quando il vecchio, nel tentativo di recuperare un’anfora caduta nel pozzo, cade e viene salvato dal figliastro Gorgia e dallo stesso Sostrato. Impressionato dall’accaduto, Cnemone dona a Gorgia i suoi beni ...