1. Introduzione
Alcuni eventi significativi per la storia d’Italia, ma anche dell’intera Europa, caratterizzano il XVI secolo: dalla scoperta dell’America (1492) all’invenzione della stampa, al sacco di Roma (1527), alla Riforma protestante. Nonostante il susseguirsi di sconvolgimenti politici e religiosi, l’arte vive nel Cinquecento uno dei periodi di maggiore splendore. Nel quattrocento l’amore per la cultura classica portò alla formazione delle prime collezioni di antichità da parte delle famiglie più benestanti. Ma le collezioni più importanti furono quelle papali. Continuò anche il cambiamento nella visione dell’artista. La pittura e la scultura erano viste come al pari di letteratura e poesia.
Questo fu il secolo di Leonardo, di Michelangelo, di Raffaello, di Bramante, dello splendore della corte di Firenze, ma anche della maestosità della Roma dei papi.
La chiesa ebbe la grande necessità di rappresentare il vecchio e nuovo testamento in modo da parlare ai fedeli, per poter riaffermare la propria identità nei confronti delle spirito riformista Europeo. Anche l’architettura è dominata, oltre che dall’abbellimento delle corti, dalla realizzazione di splendidi e imponenti edifici sacri, metafora in terra della grandezza e armonia divina.
All’interno dello stesso spirito culturale sviluppatosi nel Cinquecento sugli sviluppi delle tendenze rinascimentali si possono riconoscere due filoni differenti ma complementari:
- il classicismo, che è il più autentico continuamento delle esperienze artistiche del secolo precedente e si ispira agli ideali di realismo, equilibrio, misura;
- il manierismo, che porta agli estremi esiti artistici le esperienze rinascimentali, portando ad un’arte che, nella cura esasperata per le forme, i particolari, l’elemento decorativo, finisce col sovvertire quell’ideale di misura e di equilibrio che aveva trionfato nel secolo precedente. Il manierismo, in pratica, invece di trarre ispirazione dalla natura, tende ad imitare le opere dei grandi maestri del Quattrocento e del primo Cinquecento.
Donato Bramante
Donato Bramante (Fermignano, 1444 – Roma, 1514) è uno dei maggiori artisti del rinascimento maturo. La sua formazione è avvenuta ad Urbino e la sua carriera è iniziata a Milano, grazie al rinascimento lombardo. Dopodiché si spostò a Roma, dove progettò la basilica di San Pietro.
Fu sia pittore che architetto, ma fu con l’architettura che riuscì ad esprimere completamente la sua arte. Si impose come l’architetto più importante nel passaggio tra il XV e il XVI secolo, ponendo le basi per l’architettura cinquecentesca.
Le sue strutture presentavano elementi di citazioni storiche e l’uso di ordini classici, oltre che ambienti attentamente calibrati nei rapporti spaziali e proporzionali.
Le sue opere sono:
- S. Maria presso S. Satiro a Milano (1482-86);
- S. Maria delle Grazie a Milano (1492-98): la struttura spaziale centrale viene dilatata, conferendole molteplici vedute prospettiche nel vivo e continuo trascorrere della scala delle grandezze;
- Tempietto di S. Pietro in Montorio a Roma (1502): ispirandosi al tipo classico del tempietto rotondo, il Bramante definisce una nuova tipologia di edificio sacro a pianta centrale, applicando il concetto vitruviano della composizione modulare (la colonna come elemento base). Colonnato sormontato da una trabeazione a metope e triglifi, balaustra circolare, corpo cilindrico con nicchie alternativamente architravate e conchigliate, cupola emisferica; nel progetto originale, il tempietto doveva essere collocato all’interno di un colonnato circolare;
- Progetto del Cortile del Belvedere (1503): collegamento a terrazze e scale fra la Villa di Innocenzo VIII e i Palazzi Vaticani, culminante in una grandiosa esedra (il Nicchione, poi terminato da Pirro Ligorio);
- Progetto di San Pietro (ricostruzione iniziata nel 1506): il progetto (disegno di A. da Sangallo e medaglia del Caradosso) prevedeva una pianta centrale a croce greca, racchiusa in un quadrato con quattro torri angolari ed un’abside su ogni lato.
Leonardo da Vinci
Leonardo da Vinci (1452-1519) fu scienziato, filosofo, architetto, pittore, scultore, disegnatore, trattatista, scenografo, anatomista, botanico, musicista, ingegnere e progettista. Incarnò per eccellenza la figura di artista del rinascimento.
Inizia la sua attività di apprendistato nella bottega di Andrea Verrocchio, una delle più famose della città di Firenze. Lavorò a Firenze per la famiglia Medici, a Milano alla corte di Ludovico il Moro, a Roma e in Francia, lasciando la testimonianza del suo genio universale e della vastità dei suoi interessi in un gran numero di manoscritti e disegni relativi alle sue ricerche ed ai suoi studi (l’enorme quantità di appunti, studi, osservazioni e invenzioni è raccolta in vari codici, impreziositi da numerosi disegni).
Nella pittura si manifestano le maggiori innovazioni:
- lo sfumato leonardesco;
- la prospettiva aerea.
La sua opera artistica rielabora quella quattrocentesca e si oppone allo stesso tempo. Si può notare la volontà di trovare delle regole per inserire la sua arte e i suoi soggetti all’interno dell’universo e della natura. Nel suo “Trattato di Pittura” scrive che la “mezza luce” del maltempo conferisce alle figure grazia e dolcezza. Infatti utilizzerà il chiaroscuro in modo diverso da tutti gli altri artisti dell’epoca, che sfruttavano questa tecnica per rendere le figure più plastiche. Leonardo crea soffici penombre e vibranti riflessi, attenuando i contorni direi delle figure. In questo modo riesce a dare un senso di lontananza delle figure, modulando il senso dello spazio in maniera più libera e profonda.
Le principali opere pittoriche di Leonardo sono:
- Battesimo di Cristo (Uffizi): dipinto del Verrocchio, nella cui bottega Leonardo resta fino al 1476. La figura dell’angelo in primo piano è stata attribuita a Leonardo. Fra le opere pittoriche giovanili a lui attribuite, citiamo l’Annunciazione (Uffizi), il Ritratto di Ginevra Benci (Washington, National Gallery), il San Gerolamo (Pinacoteca Vaticana, opera monocroma incompleta) e l’Adorazione dei Magi (Uffizi);
- Vergine delle rocce (1483-86 Louvre): raffigura la Madonna col Bambino, S. Giovannino e un angelo. Di grande suggestione il fantastico ambiente roccioso che circonda la scena ed il gioco avvolgente delle luci provenienti dall’alto e dal fondo; diversi ritratti attribuiti a Leonardo nel periodo milanese, fra cui La dama con l’ermellino (Cracovia), ritenuto il ritratto dell’amante di Francesco I;
- Il Cenacolo (affrescato nel 1495-97 nel refettorio del convento di S. Maria delle Grazie a Milano): godette sempre di grande fama, malgrado il suo precoce deterioramento (la pittura a tempera su un doppio strato di intonaco risultava danneggiata già nella seconda metà del XVI secolo), grazie alla sua concezione compositiva e alla novità del suo schema iconografico (suddivisione degli apostoli in quattro gruppi di tre, disposti secondo precise interrelazioni) e alla complessa varietà delle posizioni e delle espressioni;
- La Gioconda (1503-06 ca., Louvre): una delle opere d’arte più famose del mondo (forse Monna Lisa Gherardini, o una dama ritratta su commissione di Giuliano de’ Medici). Il naturalismo leonardesco, che si ritrova nello sfumare dei colori e dei toni e nel calibrato gioco chiaroscurale della composizione, viene esaltato nella sottile e sfuggente definizione psicologica ed espressiva della Monna Lisa, espressione forse dell’intima essenza della persona umana, specchio dell’anima. La prospettiva aerea del paesaggio roccioso, che si intravede in lontananza, si collega all’immagine in primo piano conferendo all’opera un valore di cosmica ed unitaria armonia dal tono quasi onirico; Cartone della Battaglia di Anghiari (1504-05, andato distrutto): ne esiste una copia di Rubens al Louvre;
- S. Anna, la Madonna e il Bambino con l’agnello (1510 ca., Louvre): pittura su tavola, preceduta da almeno due disegni su cartone dello stesso soggetto (alla National Gallery di Londra). Dipinto importantissimo dal punto di vista iconografico compositivo, per la struttura piramidale dei sacri personaggi rappresentanti le tre successive generazioni volte alla Salvezza e per lo sfumare del nebbioso paesaggio sullo sfondo;
- Autoritratto (1512 ca. Torino, Biblioteca Reale): famosissima immagine di Leonardo, disegnata a sanguigna;
- S. Giovanni Battista (1513-16 ca. Louvre): ultima opera interamente eseguita da Leonardo.
Michelangelo
Michelangelo Buonarroti (Caprese, 1475 – Roma, 1564) si formò nella bottega del Ghirlandaio e poi alla corte di Lorenzo il Magnifico. Espresse tutto il suo genio soprattutto lavorando per i Medici e per Papa Giulio II (1505-13) alla costante ricerca di un Bello ideale, influenza della filosofia neoplatonica. La forma racchiusa, quasi imprigionata, in giganteschi blocchi di marmo, lotta per venire alla luce, per far emergere il movimento e la tensione della vita dall’apparente staticità della materia. Il conflitto fra la materia inerte e la volontà creativa dell’artista che la anima dandole forma, diventa particolarmente evidente nelle sculture “non finite”.
Tra le opere scultoree realizzate da Michelangelo sono da ricordare:
- La Pietà in San Pietro (1497-99): composizione perfettamente rifinita e articolata in forma piramidale, mostra la Vergine (raffigurata da giovane) che sostiene il Cristo morto sulle ginocchia;
- David (1501-04): grande statua marmorea collocata in Piazza della Signoria a Firenze (ora all’Accademia), orgogliosa affermazione degli ideali etici ed estetici del Rinascimento, espressi nell’energia concentrata e nella tensione interiore del giovane eroe;
- Monumento funebre di Giulio II: inizialmente destinato ad essere collocato nella tribuna di San Pietro, per la sua realizzazione si succedono diversi progetti dal 1505 alla versione definitiva del 1542- 45, realizzata nella Chiesa di San Pietro in Vincoli in forma molto ridotta rispetto all’originale;
- Statue del Mosè (completata nel 1515) e dei Prigioni, possenti prove del “non finito” michelangiolesco (al Louvre e all’Accademia di Firenze);
- Le Tombe medicee (1520-34), nella sacrestia nuova di San Lorenzo a Firenze, dominate dalle statue del Giorno, della Notte, dell’Aurora e del Crepuscolo;
- Pietà Rondanini (1552-64, Castello Sforzesco, Milano): drammatico capolavoro del “non finito” michelangiolesco; Pietà del Duomo di Firenze (1553) e quella di Palestrina (1555, Firenze, Accademia). Il “non finito” delle ultime Pietà, soprattutto della Pietà Rondanini, riflette la tensione spirituale che anima gli ultimi anni di Michelangelo, lo stemperarsi della sua visione eroica dell’uomo e la consapevolezza della presenza cosmica del dolore.
In pittura ricordiamo:
- Tondo Doni (Uffizi): la tavola della Sacra Famiglia esprime il concetto neo-platonico del succedersi delle generazioni nella potente energia di un moto spiraliforme all’interno di una struttura piramidale. Il disegno appare nitido e volto ad una precisa costruzione volumetrica delle figure cui conferisce un poderoso senso scultoreo, a differenza delle immagini sfumate e indefinite di Leonardo. I colori, freddi e puri, non sono fusi fra loro col chiaroscuro; il senso plastico delle masse volumetriche è determinato dal contrapporsi dei toni più chiari a quelli più scuri;
- Cartone della Battaglia di Cascina (schizzi agli Uffizi e all’Albertina di Vienna): incaricato nel 1504 dell’esecuzione del cartone per la decorazione del Salone dei Cinquecento nel Palazzo della Signoria, Michelangelo ha modo di confrontarsi con Leonardo, impegnato nella realizzazione della Battaglia di Anghiari. I due cartoni furono definiti dal Cellini “la scuola del mondo” per l’influsso esercitato sugli artisti dell’epoca;
- Soffitto della Cappella Sistina (1508-12): gli affreschi della Sistina, capolavoro pittorico di Michelangelo, vengono concepiti dallo stesso artista all’interno di una grandiosa scenografia architettonica dipinta con nove riquadri centrali con le Storie della Genesi, fiancheggiati da gigantesche e possenti figure di Ignudi e circondati da altri dodici riquadri in cui sono rappresentati, assisi su troni, i Profeti d’Israele alternati alle Sibille pagane. Nelle lunette e nelle vele sono raffigurati gli Antenati di Cristo;
- Affresco del Giudizio Universale (1536-41) sulla parete di fondo della Cappella Sistina: presenta una massa di figure accalcantisi con moto vorticoso intorno alla figura centrale del Cristo giudice, isolato e terribile nel suo possente e minaccioso gesto rotante. Il carattere drammatico e terribile della visione apocalittica sembra riflettere la crisi dei valori rinascimentali e dell’ottimismo umanistico;
- Affreschi della Cappella Paolina (1542-50): Conversione di S. Paolo e Crocifissione di S. Pietro.
Tra le opere architettoniche ci sono:
- Sacrestia Nuova di San Lorenzo (1520-34): pur rispettando l’impianto formale della Sacrestia Vecchia del Brunelleschi, Michelangelo lo modifica radicalmente. La semplicità dell’impianto brunelleschiano viene sconvolta dall’inserimento delle due monumentali strutture marmoree delle Tombe Medicee: le due coppie di figure allegoriche del Giorno e della Notte (tomba di Giuliano de’ Medici, duca di Nemours) e dell’Aurora e del Crepuscolo (tomba di Lorenzo de’ Medici, duca di Urbino), con le loro posizioni abbandonate, eppure possenti, conferiscono all’ambiente un’atmosfera intensa e raccolta che riecheggia negli atteggiamenti assorti e meditativi delle statue di Giuliano e Lorenzo de’ Medici;
- Biblioteca Laurenziana (1524-33): lunga sala di lettura ritmicamente scandita da lesene e finestre; alto vestibolo con colonne incassate nelle pareti e alternate a finestre cieche. Il progetto dello Scalone, poi realizzato dall’Ammannati, è del 1559;
- Sistemazione del Campidoglio: con la statua equestre di Marco Aurelio (1538) collocata al centro di un disegno pavimentale a intrecci ellittici;
- Progetto di San Pietro: dopo la morte di Antonio da Sangallo il Giovane (1547), Michelangelo viene chiamato a dirigere i lavori della Fabbrica e riprende il progetto bramantesco a pianta centrale rielaborandolo con possente senso plastico (perimetro esterno dalla linea sinuosa e continua, scandito da gigantesche lesene alternate a profonde nicchie o finestroni) e coronandolo con la monumentale cupola solcata da 16 costoloni, impostata su un tamburo con finestre alternate a coppie di colonne sporgenti.
Raffaello Sanzio
Negli stessi anni di Leonardo e Michelangelo, Raffaello Sanzio (Urbino 1483-Roma 1520) inizia il suo apprendistato nella bottega del Perugino; per poi trasferirsi a Firenze e a Roma, dove lavora per Giulio II e Leone X. Il genio di Raffaello si esprime soprattutto in pittura, dove riesce a realizzare il suo ideale di perfezione formale, di equilibrio cromatico, di dolcezza espressiva di volti e membra. In Raffaello inoltre architettura e decorazione si fondono nell’intento di riproporre la classica bellezza dei monumenti imperiali: le strutture architettoniche vengono impreziosite da una fitta decorazione in stucco e a fresco, ispirata allo stile delle grottesche romane della Domus Aurea.
Da ricordare sono in particolare:
- Sposalizio della Vergine (1504, Milano, Brera): il primo dei capolavori di Raffaello, con cui culmina il suo periodo umbro; dal Perugino Raffaello ha tratto la serena luminosità del dipinto, la sua nitida composizione ed il senso descrittivo (Consegna delle chiavi a S.Pietro), insieme all’armoniosa concezione della figura umana;
- I dipinti del periodo fiorentino (1504-08): fra i vari dipinti raffiguranti la Madonna col Bambino, ricordiamo tre tavole della Madonna col Bambino e S. Giovannino realizzate in uno schema piramidale di ispirazione leonardesca, note come la Madonna del Prato (Museo di Vienna), la Madonna del Cardellino (Uffizi) e la Bella Giardiniera (Louvre). Allo stesso periodo appartengono anche La dama del liocorno (Roma, Galleria Borghese), i ritratti di Agnolo e Maddalena Doni (Uffizi), vari ritratti virili e il ritratto di donna noto come La Muta (Urbino, Galleria Nazionale);
- Trasporto di Cristo morto (scena principale della Pala Baglioni del 1507; Roma, Galleria Borghese): il pathos dell’immagine non ne turba la serenità;
- Dipinti del periodo romano (1508-19): diversi dipinti della Madonna col Bambino fra cui la famosa Madonna Sistina (Museo di Dresda) e la Madonna della Seggiola (Firenze, Pitti), ritratti di cardinali, di Leone X (Uffizi) e della Fornarina (Roma, Galleria Nazionale);
- Stanze Vaticane (1508-17): su incarico di Giulio II, Raffaello decora la Stanza della Segnatura, evidenziando la connessione fra la tradizione classica e quella cristiana. La lunetta della Scuola d’Atene rappresenta la sintesi della filosofia antica, descrivendo un’ideale Scuola in cui sono riuniti tutti i filosofi e i sapienti dell’antichità. La Disputa del Sacramento rappresenta invece la sintesi del pensiero cristiano, descrivendo la gloria celeste di Cristo e quella terrestre dei Santi e dei Dottori della Chiesa militante. Nelle altre due lunette si confrontano l’etica (Virtù) e l’estetica (il Parnaso); nei riquadri del soffitto l’immagine della creazione dell’universo astronomico è posta di fronte a quella della creazione di Adamo ed Eva, mentre al biblico giudizio salomonico si contrappone il mitico giudizio fra Apollo e Marsia. Raffaello proseguirà la decorazione delle Stanze Vaticane con la Stanza di Eliodoro (Cacciata di Eliodoro dal Tempio, Messa di Bolsena, Liberazione di San Pietro: da ricordare, di quest’ultimo affresco, gli intensi contrasti luministici) e la Stanza dell’Incendio in Borgo, completata dai suoi allievi;
- Trionfo di Galatea (1511): affresco mitologico della Sala di Galatea nella villa la Farnesina, seguito dalla decorazione della Loggia di Psiche, a opera di suoi aiuti (1517);
- Progetto di San Pietro: dopo la morte del Bramante (1514), Leone X nomina Raffaello architetto di San Pietro e accetta il suo progetto che prevede la trasformazione della pianta centrale bramantesca in una pianta basilicale; nel 1515 lo nomina Conservatore delle antichità romane. L’attività di Raffaello, affiancato da una schiera di collaboratori e di aiuti, diventa sempre più intensa sia nel campo pittorico e decorativo sia in quello architettonico (Progetto di Villa Madama);
- Cartoni per gli arazzi della Sistina (1515, tessuti a Bruxelles nel 1517-19);
- Decorazione delle Logge Vaticane (1518-19): ciclo decorativo progettato da Raffaello ed eseguito dai suoi collaboratori; riquadri, ornati a stucco e affrescati con Storie bibliche; decorazione a stucco e a grottesche. Si veda anche la decorazione della Stufetta del Cardinal Bibbiena; Trasfigurazione o Guarigione dell’ossesso (Pinacoteca Vaticana): l’ultima grande opera di Raffaello, in parte compiuta dai suoi allievi dopo il 1520, rilevante per l’intensità degli effetti chiaroscurali e per un inusuale senso di drammaticità.