2. I rapporti tra finanza statale e finanza locale

In base al sistema di finanza pubblica adottato da uno Stato cambiano i rapporti tra finanza statale e finanza locale. 

Finanza accentrata: gli enti locali hanno scarsa autonomia finanziaria e derivano le proprie risorse dai livelli più alti, non decidendo tariffe e aliquote. Le risorse assegnate sono destinate in modo vincolato a determinati ambiti di intervento. Per stabilire la quantità di risorse il Governo utilizza il criterio della spesa storica, basato su quanto il sistema ha speso nell’anno precedente e adeguando la cifra a seconda delle risorse disponibili. Lo Stato in questo caso decide quanti soldi dare, quando e la loro destinazione = bassa autonomia e basso livello di responsabilizzazione. 

Finanza decentrata: il potere di raccogliere le risorse è imposto a livello locale e viene istituito un fondo di solidarietà. 

In Italia in passato vigeva un sistema di finanza accentrata, mentre negli ultimi 30 anni si sta cercando di passare ad un sistema di finanza decentrata fino a raggiungere il federalismo fiscale. Attraverso il decentramento aumenta il livello di responsabilizzazione degli enti locali. Le scelte di spesa sono controllate direttamente dai cittadini grazie al voto nelle elezioni locali, questo porta a maggiore qualità ed efficienza delle scelte del governo locale. Riducendo le dimensioni del territorio da amministrare, gli amministratori riescono ad utilizzare meglio le risorse ottimizzando il rapporto autorità-cittadino. In questo modo ogni ente locale persegue politiche di spesa differenti rispetto ad altri. 

Il decentramento di funzioni e compiti comporta una notevole espansione della spesa degli enti territoriali, che viene gestita in piena autonomia. Il finanziamento degli enti territoriali può basarsi sul criterio dell’autonomia delle entrate oppure su quello della dipendenza. Il secondo implica l’esercizio della potestà impositiva allo Stato. Al contrario, il principio dell’autonomia attribuisce agli enti locali il potere di decidere le proprie fonti di finanziamento secondo modelli di federalismo fiscale, che corrisponde a un principio di efficienza economica nella destinazione delle risorse. L’applicazione di questo principio non crea problemi quando si tratta di servizi localizzati nel territorio dell’ente, ma nel momento in cui alcuni servizi sono utili anche a persone che non appartengono all’ente (problema di affollamento), i servizi devono essere prodotti in proporzioni maggiori rispetto alle esigenze della comunità. Per evitare squilibri è opportuno che i servizi caratterizzati da effetti di esternalità siano forniti da enti di maggiori dimensioni come le regioni. Diverse teorie dimostrano come il decentramento delle funzioni di spesa agli enti locali realizzino un maggior grado di soddisfazione per i cittadini di tutto il territorio nazionale. 

Teoria dei club: dimostra l’efficienza delle scelte locali rispetto a quelle centrali. In un club si può accedere solo se si è ammessi e si paga una quota associativa. Ogni soggetto può uscire in qualsiasi momento e aderire ad un club che eroghi servizi migliori o dare vita ad un nuovo club. Esistono analogie con le autonomie locali: un soggetto può stabilire la propria residenza in un comune e paga le imposte ad esso, è libero di spostarsi in un altro comune oppure dar vita a nuovi centri residenziali. Lo Stato non è come un club, perchè non si può cambiare facilmente oppure crearne uno nuovo, ma i cittadini possono scegliere tra quello che offre i servizi migliori. Le scelte dei comuni sono effettuate da soggetti eletti dai cittadini. 

Voto con i piedi: questo modello forma giurisdizioni stratificate in base al reddito, cioè dove c’è maggiore reddito ci sarà maggiore richiesta di servizi, portando ad una situazione conflittuale tra ricchi e poveri. Pertanto, i cittadini residenti in enti locali poveri cercheranno di emigrare in quelli ricchi poiché offrono migliori servizi. Un forte decentramento istituzionale sul territorio permette di soddisfare le differenti preferenze dei cittadini. 

In alcuni casi è evidente che la spesa pubblica locale è più efficiente di quella centrale, poichè la gestione di alcuni servizi costa sicuramente meno se organizzata a livello periferico. Una delle ragioni del decentramento può essere l’efficienza economica, infatti a volte vengono decentrate solo alcune aree poiché alcuni servizi non possono essere gestiti a livello locale, come la difesa del territorio. 

A livello costituzionale viene definito il concetto di coordinamento dei diversi livelli di gestione della spesa pubblica, poichè essa deve essere gestita con una chiara definizione dei compiti e delle responsabilità di ogni soggetto per evitare sovrapposizione, spreco di risorse e per rispettare il criterio di eguaglianza. 

Se viene applicato il decentramento, gli enti locali hanno necessità di procurarsi risorse finanziarie attraverso tributi locali per soddisfare i bisogni della collettività a cui si rivolgono attraverso la delega da parte dello Stato della potestà tributaria. Inoltre, l’istituzione della possibilità da parte degli enti locali di imporre tributi è nata come alternativa al sistema dei trasferimenti tra Stato ed enti locali, il quale crea rallentamenti, tensioni e competizioni ed è deresponsabilizzante. 

Il federalismo fiscale studia i rapporti tra Governo ed enti locali per ottimizzare la spesa pubblica e le forme di finanziamento locale della stessa, garantendo ampi spazi di autonomia di spesa e autonomia tributaria a livello locale.

L’autonomia impositiva rappresenta la possibilità degli enti locali di esercitare determinati poteri e utilizzare competenze tributarie a seconda delle loro esigenze. Almeno uno dei tre elementi che caratterizzano un tributo (soggetto passivo, base imponibile o aliquota) deve essere deciso dall’ente locale. 

L’autonomia finanziaria rappresenta la possibilità di scegliere come e quanto spendere
nell’ambito dei servizi di loro competenza. Secondo il principio del beneficio, il prelievo locale deve essere misurato in base al beneficio che ciascun cittadino può fruire da una specifica attività svolta dall’ente locale, anche se esso è difficile da misurare. 

In Italia le entrate tributarie locali sono sempre state molto inferiori a quelle centrali. Dal 1990 gli enti locali sono stati dotati di una maggiore autonomia impositiva, la quale comporta maggiore responsabilità e la necessità di dotarsi di strutture adeguate per l’accertamento e la riscossione dei tributi e allo stesso tempo permette di avere una distribuzione più equa di risorse tra i vari enti locali. 

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