1. La vita
Primo Levi nasce a Torino nel 1919 in una famiglia di origine ebraiche. Negli anni trascorsi al liceo Massimo d’Azeglio di Torino riceve la prima formazione scientifica per poi laurearsi in chimica nel 1941 con il massimo dei voti e la lode (a causa delle leggi razziali Primo Levi ha difficoltà nel trovare un docente-relatore per la tesi); comincia subito dopo a lavorare in un’industria farmaceutica. Nel 1943 si unisce ai partigiani e nel dicembre dello stesso anno viene catturato dai nazifascisti: dichiaratosi ebreo, nel 1944, viene trasferito nel campo di concentramento di Carpi-Fossoli, dove si trovano altri ebrei italiani. Successivamente, viene deportato nel campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia, dove resta, tra i pochi superstiti ebrei italiani, prigioniero per circa un anno, fino al 27 gennaio 1945 (liberazione da parte dei sovietici).
Rientrato in Italia, l’autore sente l’esigenza di testimoniare sulle condizioni disumane cui erano stati sottoposti gli uomini nei campi di concentramento. Compone opere narrative dal titolo Storie naturali(1966), Il sistema periodico (1975), La chiave a stella (1978) e poetiche dal titolo Osteria di Brema(1975) e Ad ora incerta (1984). La necessità e la volontà di trasmettere e fissare nella memoria collettiva quei tragici eventi porta l’autore alla stesura di quattro opere: Se questo è un uomo (1947); La tregua (1963); Se non ora quando? (1982); I sommersi e i salvati (1986). Di questi, il primo, il secondo e l’ultimo formano una sorta di trilogia dedicata alla Shoah: Se questo è un uomo testimonia l’esperienza vissuta in prima persona nel lager; La tregua racconta, dopo la liberazione di Auschwitz, i nove mesi di viaggio per tornare a casa, attraverso l’Unione Sovietica, la Romania, l’Ungheria, l’Austria e infine l’Italia, prima di giungere nella sua dimora il 19 ottobre 1945; I sommersi e i salvati, infine, riflette sul senso della tragedia avvenuta.
Le due attività parallele di scrittore e di chimico proseguono fino al 1975, quando Levi decide di dedicarsi completamente alla letteratura. Muore suicida a Torino nel 1987.
2. Le opere
SE QUESTO È UN UOMO
Se questo è un uomo viene pubblicato nel 1947 presso l’editore De Silva e nel 1958 presso l’editore Einaudi. L’edizione del 1976 è arricchita di un’Appendice, nella quale l’autore risponde alle domande che gli venivano poste frequentemente durante gli incontri nelle scuole. In questo libro Levi testimonia le condizioni disumane in cui si trovavano gli uomini nei campi di concentramento (l’autore viene prima internato nel campo per Ebrei di Fossoli, presso Carpi e poi nel campo di Auschwitz) e narra le circostanze grazie alle quali egli era sopravvissuto (la sua professione di chimico, di cui i tedeschi si servivano e la conoscenza della lingua tedesca). Primo Levi scrive subito dopo il ritorno a Torino, tra il 1945 e il 1947, senza seguire un ordine cronologico, inserendo parti più specificamente diaristiche e narrative e altre descrittive; inoltre, decide di inserire come premessa al testo una poesia, anch’essa intitolata Se questo è un uomo, che si pone come chiave interpretativa dell’intera opera.
Nella narrazione troviamo la documentazione di quanto era accaduto; la riflessione sul comportamento umano in situazioni difficili (descrive le notti senza riposo, il cambio della biancheria, il lavoro estenuante); il bisogno di liberarsi da un peso e l’ammonimento al lettore. Lo stile utilizzato da Primo Levi all’interno del libro è semplice e diretto e il linguaggio è chiaro e comprensibile per tutti i lettori; egli, inoltre, si serve di termini tecnici per definire i nomi degli edifici, delle funzioni o dei ruoli.
I SOMMERSI E I SALVATI
Dal 1979 Primo levi inizia a lavorare a un nuovo volume sull’esperienza del lager: il saggio nasce dalla volontà di chiarezza e comprensione verso alcuni aspetti del funzionamento del sistema dei campi di sterminio, il cui ricordo comincia a offuscarsi (tratta la teoria del negazionismo).
I sommersi e i salvati, ultimo libro pubblicato da Levi (1986), è composto da otto capitoli: nel primo capitolo, La memoria dell’offesa, Levi inizia a trattare l’argomento principale del libro: la memoria. Nel secondo, La zona grigia (cioè lo spazio che separa le vittime dai persecutori), l’autore fa un focus sui privilegiati all’interno dei lager. Nel terzo capitolo, intitolato La vergogna, l’autore parla dell’angoscia della liberazione. Nel quarto, Comunicare, egli tratta delle difficoltà linguistiche, in particolare di quelle degli italiani che, giunti nel lager, non riuscivano a comprendere il tedesco. Il quinto, Violenza inutile, si occupa della violenza senza scopo (il viaggio nei carri merci, la nudità imposta ai prigionieri, il tatuaggio sul braccio, gli esperimenti effettuati sulle persone). Nel sesto capitolo, L’intellettuale ad Auschwitz, Primo Levi tratta e commenta un saggio di Jean Améry, sopravvissuto ai lager, e propone la figura di un intellettuale la cui cultura è viva. Il settimo, intitolato Stereotipi, riguarda la fuga dai lager; la ribellione verso i carcerieri e la fuga dalla patria per evitare la deportazione. Nell’ottavo capitolo, Lettere di tedeschi, egli commenta alcune lettere inviategli negli anni che seguono la pubblicazione di Se questo è un uomo in Germania.