1. I caratteri generali
Il nome “romanzo” risale al Medioevo e designa le opere narrative di impronta cavalleresca in lingua romanza. I Greci individuarono questo genere con nomi vaghi ed imprecisi: διήγημα(Polibio) o δραματικον(Fozio); questo testimonia una certa confusione nell'individuare un’unica corrente di pensiero, in quanto troppo spesso c’è una tendenza a generalizzare, attribuendo al romanzo antico caratteristiche fisse che sono da riferire ad un solo filone fra quelli a noi conosciuti. Gli studiosi, almeno a partire dall'Ottocento, hanno provato a ricostruire le origini di questo genere, che tuttavia sono approdate ad un nulla di fatto: gli elementi in nostro possesso non sono sufficienti a seguire nessuna delle ipotesi proposte, ed anzi, i più recenti ritrovamenti ne hanno categoricamente smentite alcune.
Una delle questioni principali è che gli elementi costitutivi del genere (amori contrastati, peripezie, viaggi in terre lontane, ecc.) sono facilmente rintracciabili in diversi altri generi o addirittura in opere precise, che costituiscono i precedenti del romanzo, ma questo non avalla il fatto che il romanzo sia da ricondurre ad uno di questi generi e ne costituisca per così dire la naturale evoluzione.
Pur nella relativa scarsità delle informazioni, possiamo dire che la narrativa greca conoscesse tre filoni: quello avventuroso, quello erotico-avventuroso “casto” (con l’assenza dell’elemento sessuale) e quello erotico-avventuroso “scabroso” in cui è dominante l’elemento sessuale.
Ci sono diverse ipotesi sull’origine del romanzo: secondo lo studioso tedesco, Rohde, il romanzo greco sarebbe nato nel II secolo d.C. nel contesto della Seconda Sofistica, e sarebbe fiorito fino al VI secolo d.C. La pratica delle declamationes avrebbe portato alla fusione ed alla rielaborazione, da parte dei retori, di viaggi ed elegie alessandrine, da cui discenderebbero due capisaldi del romanzo greco: quello avventuroso e quello erotico. Secondo La...