1. L’Anonimo del Sublime
L'opera rientra nel novero degli scritti destinati alla formazione degli oratori e tuttavia va oltre la sua finalità quando esprime che l'ideale estetico è il principio di ogni creazione artistica. Il “sublime”, di cui si occupa l'Anonimo, non è solamente la tensione espressiva raggiunta attraverso l'uso del linguaggio e dello stile, detto altrimenti sublime; la “grandiosità” che emerge nelle pagine del trattato innanzitutto ha un valore etico morale e si origina da meccanismi interni alla psiche umana. L'autore nel capitolo VIII afferma testualmente: “Il sublime è la risonanza di un animo grande [...] poiché non è possibile che chi coltiva per tutta la vita pensieri ed occupazioni piccini e servili possa produrre qualcosa di meraviglioso, degno di fama immortale, dato che è logico che siano grandi i discorsi di coloro i cui pensieri siano profondi”. Il sublime è, di conseguenza, l'espressione di un animo grande e dell'intensità del pathos; sempre nell’VIII capitolo, l'autore tratta delle fonti che originano il sublime: “Cinque sono le fonti più autentiche del linguaggio sublime e, come loro fondamento, vi è il talento per l'eloquenza, senza il quale tutto è inutile. La prima e più importante è la capacità di grandi concezioni; la seconda una passione violenta e ispirata. Queste due prime disposizioni al sublime sono generalmente innate; le altre si possono acquistare anche tramite la tecnica, e sono: una particolare costruzione delle figure, uno stile nobile [...] e la disposizione delle parole solenne ed elevata”.
La grandiosità di un'opera d'arte, secondo l’Anonimo, si manifesta attraverso l’empatia che si instaura tra l'artista, che crea opere sublimi attraverso il suo talento, ed il destinatario dell'opera. L’Anonimo, all’inizio della sua opera, afferma: “Il sublime trascina gli ascoltatori non alla persuasione ma all'estasi: perché ciò che è meraviglioso si accompagna sempre ad un senso di smarrimento e prevale su ciò che è solo...