La psicoanalisi è ormai da tempo riconosciuta come una delle espressioni fondamentali del XX secolo.
Nonostante sia stata avversata sin dall’inizio, come ogni rivoluzione di pensiero, e lo sia a tratti anche oggi, la psicoanalisi ha avuto un’enorme influenza sulla nostra cultura quasi a tutti i livelli, sottraendosi così, progressivamente, allo status di pura teoria medico- scientifica o di pratica esclusivamente terapeutica.
Ben al di là degli scritti più dichiaratamente teorici, infatti, tutta l’opera di Sigmund Freud, anche quella clinica, possiede un autonomo e imprescindibile valore filosofico, antropologico e pedagogico generale. Non è certo un caso che Freud stesso abbia sempre tentato di trarre conseguenze più vaste rispetto al significato iniziale della psicoanalisi come teoria delle nevrosi e dei disturbi psichici. Da questo punto di vista, gli sviluppi della sua opera e di quella dei suoi allievi hanno nel tempo generato un allargamento delle tematiche psicoanalitiche verso altri aspetti della cultura contemporanea.
Elementi tratti dalla psicoanalisi, oltre a vere e proprie applicazioni di essa, si trovano infatti tuttora in psichiatria, sociologia, antropologia culturale, oltre che, naturalmente, all’interno di nuove ipotesi cliniche sui disturbi psichici.
Da Freud in poi, in altre parole, si può tranquillamente affermare che gli studi sull’origine dello sviluppo della personalità umana, delle sue patologie, dei suoi lati inconsci, gli studi sulla sessualità, il rapporto individuo-società, il senso della dimensione religiosa, non possano quasi più prescindere dalle acquisizioni fondamentali della teoria di Freud, al di là dei giudizi su singole parti di essa o sulla sua complessa validità scientifica.
1. La rivoluzione psicoanalitica di Freud
Vita e opere
Sigmund Freud (1856-1939) studiò a Vienna e frequentò la facoltà di Scienze sotto la guida dello psicologo positivista Brücke. Si iscrisse a Medicina, laureandosi nel 1881. Nel 1885 ottenne la libera docenza ed una borsa di studio grazie a cui frequentò i corsi del famoso neurologo Charcot presso la clinica Salpêtriere a Parigi. Tornato a Vienna conobbe lo psichiatra Joseph Breuer, assieme a cui pubblicò nel 1895 gli Studi sull’isteria. Nel 1899 esce il suo primo testo fondamentale, L’interpretazione dei sogni. Del 1905 sono i Tre saggi sulla teoria della sessualità. Dal 1902 intanto aveva ottenuto la carica di professore straordinario all’Università di Vienna, di cui in seguito (nel 1920) divenne professore ordinario. Nel 1910, al Congresso di Norimberga, fu data vita alla prima Associazione Ufficiale di Psicoanalisi, con Jung eletto presidente.
Negli anni successivi, che lo vedono impegnato in un complesso tentativo di sistemazione di tutta la sua teoria, escono i suoi tardi lavori decisivi: Al di là del principio del piacere (1920) e L’Io e l’Es (1923). Nel ’38 si trasferisce a Londra con la famiglia. La sua ultima opera, incompiuta, è il Compendio di psicoanalisi.
L’ipnosi e lo studio dei sintomi nevrotici. L’inizio dell’avventura intellettuale di Freud può essere datato 1885, l’anno in cui dopo la laurea in medicina a Vienna poté seguire a Parigi i corsi del neurologo e psichiatra J.M. Charcot. Fu allora che Freud apprese l’uso dell’ipnosi come strumento terapeutico. Charcot stava infatti conducendo studi sulle origini dell’isteria* e grazie all’ipnosi intuì l’importanza che nella genesi della malattia mentale riveste il lato emozionale del paziente. Freud, colpito dall’intuizione di Charcot, studiò a fondo le tecniche ipnotiche e le applicò lui stesso su alcuni pazienti. Si accorse però quasi subito dei limiti terapeutici di questa tecnica: l’ipnosi si rivelava utile sostanzialmente solo grazie ad effetti di suggestione. Fu proprio in questo periodo l’incontro con lo psichiatra J. Breuer (1842-1925), noto perché faceva narrare ai suoi pazienti ipnotizzati le emozioni, i ricordi e gli avvenimenti legati all’origine della loro malattia, ottenendo una temporanea remissione dei sintomi. Secondo Breuer, che assieme a Freud curò più tardi un volume di Studi sull’isteria (1895), il sintomo nevrotico spinto da forze inconscie deriva da una quantità di energia psichica utilizzata in modo deviato, vale a dire spostata sul piano organico secondo il principio della conversione del sintomo: un impulso psichico patologico si traveste da sintomo fisico. Risale a questi anni il famoso caso di Anna O., una giovane affetta da un complesso di disturbi nevrotici affiorati dopo la morte del padre e curata con il metodo catartico da Breuer. Dal caso di Anna O. Freud e Breuer cominciarono a delineare i fondamenti della psicoanalisi. Freud elaborò l’ipotesi che alla base dei sintomi
isterici si celasse una rimozione*, cioè un dispositivo di difesa attraverso cui un avvenimento negativo e doloroso, spesso di origine sessuale, viene relegato in una zona nascosta della psiche: tale luogo della psiche fu per la prima volta in questo senso denominato inconscio.
Il significato e la funzione del sogno. Freud considerò l’interpretazione dei sogni (che è anche il titolo del suo capolavoro, uscito nel 1900) come «la via regia verso l’inconscio» oltre che «il più sicuro fondamento della psicoanalisi». I sogni costituiscono la forma che l’attività psichica assume durante lo stato di sonno. Più precisamente essi sono allucinazioni che si hanno durante il sonno, ma — a differenza delle allucinazioni osservabili nelle malattie mentali — si tratta di fenomeni psichici normali.
Il sogno che viene raccontato dopo il risveglio rappresenta soltanto il risultato finale dell’attività psichica inconscia che ha luogo durante il sonno: ciò che si ricorda viene chiamato contenuto manifesto; il suo verso significato inconscio viene invece definito contenuto latente, ed è costituito da desideri, tendenze e pensieri rimossi dalla coscienza.
Il processo che ha prodotto la trasformazione del contenuto latente nel contenuto manifesto del sogno è il lavoro onirico.
L’attività onirica rielabora il deposito di desideri inappagati dell’inconscio in cui confluiscono ansie, emozioni e fantasie sessuali che, se manifestate produrrebbero angoscia.
Il fattore responsabile di questa trasformazione è invece la censura, ovvero quella funzione psichica che tende ad impedire ai desideri inconsci l’accesso diretto alla coscienza. Se però nel sogno gli elementi rimossi affiorano con minore difficoltà, ciò è dovuto al fatto che la censura onirica è meno severa della rimozione diurna.
Approfondendo la logica dei processi onirici, Freud individua due operazioni inconsce fondamentali, che rivelano una stretta affinità tra il lavoro onirico e i meccanismi logico-linguistici della coscienza.
Tali operazioni sono:
- la condensazione, ovvero quel processo per cui più pensieri latenti vengono rappresentati da un unico elemento del contenuto manifesto (fusione in un’unica rappresentazione di immagini e soggetti diversi);
- lo spostamento, ovvero quel processo che consiste nella tendenza a trasferire l’intensità emotiva di determinati elementi del sogno ad altri apparentemente secondari, in modo da eludere la censura e superarne gli ostacoli.
Per quanto riguarda il materiale col quale viene costruito il sogno, occorre invece distinguere fra materiale attuale o recente (fantasie, residui diurni, stimoli sensoriali: questi elementi, pur importanti nella genesi del sogno, non sono tuttavia utili alla sua decodifica) e quello costituito dai desideri infantili, che rappresentano il nucleo originario del “rimosso».
Il lavoro onirico costituisce pertanto, secondo Freud, la realizzazione allucinatoria di un desiderio infantile rimosso. In questi termini si capisce anche perché per Freud la funzione del sogno è quella di essere un custode del sonno: nel sonno si attenuano le resistenze e le difese dell’io, e ciò agevola il passaggio dei materiali inconsci; fornendo ai desideri inconsci un’innocua espressione in forma di appagamento allucinatorio.
La sessualità infantile. Freud procede ad una teoria generale dell’inconscio, fondata sull’ipotesi dell’esistenza di pulsioni fondamentali, di natura sessuale, cui egli dà il nome latino di libido e che rappresentano l’espressione psichica dell’energia sessuale. Per Freud non esiste infatti un’unica pulsione: la sessualità stessa è un insieme di pulsioni parziali generato da diverse zone corporee e diretto verso mete diverse: ogni pulsione ha infatti una fonte (una parte del corpo, una zona erogena* connessa a una funzione vitale), una meta (la scarica della tensione sessuale) e un oggetto (un elemento appropriato a procurare il soddisfacimento).
Le analisi della libido sono contenute nello scritto Tre saggi sulla teoria della sessualità. Due sono i punti fondamentali: l’originale interpretazione della perversione come attività sessuale che sia volta non alla procreazione, bensì alla ricerca del piacere fine a se stesso e la critica al preconcetto che la sessualità appartenga solo all’età adulta.
Secondo le ipotesi freudiane, la libido è soggetta a varie fasi evolutive, localizzate in diverse zone erogene. Le fasi sono:
- fase orale (0-18 mesi): è caratterizzata dall’attività della suzione, fonte di piacere e nutrimento, e dall’introiezione, cioè dall’impossessamento dell’oggetto attraverso l’introduzione orale;
- fase anale (18 mesi-3 anni): in questa fase, l’ano (o meglio il controllo che il bambino comincia a mostrare nella ritenzione e nell’espulsione delle feci) viene ad costituire il luogo più importante dei desideri e delle gratificazioni sessuali;
- fase fallica (3-5 anni): in questa fase, l’unico organo conosciuto sia dal maschio che dalla femmina è il fallo, che crea tra i due sessi un’opposizione. È in questa fase che Freud colloca la nascita di quel fondamentale evento psichico che è il complesso epidico, cioè quell’insieme di sentimenti amorosi e ostili che il bambino sperimenta nei confronti dei genitori: più specificamente si tratta della competizione inconscia che il bambino sperimenta nei confronti del genitore dello stesso sesso, associata al desiderio sessuale per il genitore di sesso opposto (si pensi al mito di Edipo, che del tutto inconsapevolmente uccide il padre Laio e sposa la madre Giocasta). La scoperta dell’Edipo è preparata dall’abbandono della teoria della seduzione infantile (ipotizzata sulla base della costante presenza, nel racconto dei suoi pazienti, di episodi di seduzione infantile, prevalentemente operati del padre): l’Edipo è infatti non è tanto un trauma realmente vissuto (la seduzione infantile) quanto immaginato inconsciamente;
- fase di latenza (5-12 anni): la fine della complessità porterà il fanciullo ad impegnare la propria energia edipica in altre attività come lo studio e le relazioni con i coetanei.
Lo sviluppo della libido può svolgersi naturalmente oppure subire degli arresti per l’interferenza della fissazione e della regressione*, che rispettivamente bloccano lo sviluppo psichico o lo riportano a fasi precedenti, con conseguente formazione di sintomi nevrotici*.
La scomposizione della psiche. Nella fase più matura della sua teoria, Freud teorizza una scomposizione della psiche in tre parti:
- l’Es: completamente inconscio, è il depositario di tutte le pulsioni (sessuali, aggressive, autoconservative) nella loro espressione psichica; tali contenuti sono in parte ereditari o innati, in parte rimossi e acquisiti;
- il Super-io: in buona parte inconscio, svolge un ruolo assimilabile a quello di un giudice o di un censore nei confronti dell’individuo, e le funzioni attribuitegli sono la coscienza morale, l’autocontrollo, la fermezza etica. Esso si costituisce in parte per l’interiorizzazione dei divieti e delle richieste dei genitori, e in parte per proiezione delle pulsioni del soggetto;
- ed infine l’Io, anch’esso parzialmente inconscio, possiede una funzione di mediazione tra le pressioni pulsionali dell’Es, gli imperativi etici del Super-io e le esigenze della realtà esterna: deve mediare i conflitti non soltanto tra Es e realtà, ma anche quelli tra Es e Super-io. L’Io svolge funzioni coscienti attinenti al pensiero vigile (attenzione, percezione, giudizio, memoria) pur non coincidendo del tutto con il sistema conscio: infatti esso svolge anche funzioni difensive di cui in gran parte non siamo consapevoli.
Eros e Thanatos. Nella tarda sistemazione della sua teoria, Freud sostiene che la vita psichica è dominata da due principi contrapposti:
- pulsione* di vita (Eros), che comprende libido e pulsione di autoconservazione;
- pulsione di morte (Thanatos), che si manifesta nelle tendenze distruttive dirette sia verso se stessi (masochismo) sia verso l’esterno (aggressività). Caratteristica della pulsione di morte è la coazione a ripetere, cioè il meccanismo psichico che spinge il soggetto a ruotare sempre costantemente attorno ad una medesima condizione dolorosa.
L’eterna lotta tra Eros e Thanatos costituisce la forma più profonda dell’ambivalenza, dell’angoscia e del senso di colpa nell’uomo. Questi principi consentono a Freud di estendere la teoria psicoanalitica anche all’analisi di fenomeni sociali e culturali (l’origine della cultura, il destino della nostra civiltà).
Il pensiero freudiano tende negli ultimi scritti a connotarsi progressivamente in senso pessimistico (la cui testimonianza è nell’opera Il disagio della civiltà) sia per la condizione del singolo sia per quanto riguarda il futuro della civiltà: quanto più vengono indagati i meccanismi della malattia, delle nevrosi, delle censure sociali, tanto più emerge la struttura polimorfa della nostra personalità e la fragilità dell’Io; e quanto più vengono svelati i tratti inquietanti delle azioni umane, tanto più la psicoanalisi stessa assume le vesti di un sapere fortemente critico e, per certi versi, rivoluzionario.