1. Modelli pedagogici del primo ‘900 a confronto

1. Neill (Neoliberalismo e pedagogia non-direttiva)

Alexander Sutherland Neill (1883 – 1973) è uno dei maggiori rappresentanti della pedagogia non direttiva. Egli trascorre un’infanzia molto poco serena in Scozia, in una famiglia severa e tradizionalista che gli trasmette i valori di disciplina, educazione e l’importanza dei divieti e delle costrizioni. Neill diviene presto un maestro e poi dirigente di una scuola elementare: attraverso questa esperienza ha modo di rendersi conto che l’educazione tradizionale, come quella che lui stesso ha ricevuto, é decisamente fallimentare perché basata sul conformismo e sull’omologazione dei ragazzi. Questo periodo gli permette di comprendere l’importanza della libertá nell’educazione, che si basa sulla conoscenza di sé. Allo sviluppo delle sue idee anticonformiste a proposito della pedagogia ha contribuito sicuramente l’incontro con Homer Lane, direttore di una scuola per minorenni “difficili, deviati”. Homer Lane, infatti, era a sua volta un innovatore, in quanto il suo metodo educativo si basava sulla realizzazione ed il benessere del bambino, attraverso autogestione dello stesso. Neil afferma che: “L’unica buona educazione è quella che permette alle emozioni di essere libere”.

Prima della fondazione della sua scuola, Neill lavora in diversi istituti, nei quali non riesce ad applicare le sue ideologie, perché queste sono ancora troppo innovative per essere accettate dalla società del suo tempo. Finalmente, nel 1921, egli riesce a fondare la propria scuola sperimentale internazionale: inizialmente a Dresda, poi in Austria, ed infine la fa approdare in Inghilterra (1924), prima nella contea del Dorset e poi nel Suffolk, con il nome di “Summerhill”. Con questo stesso nome intitola l’opera che rende i suoi metodi educativi e la sua scuola noti a partire dal 1960; il testo é suddiviso in una prima sezione in cui viene spiegato il funzionamento di Summerhill ed una seconda parte in cui vengono spiegati i principi alla base della corretta educazione del bambino.

Negli anni la scuola di Summerhill diviene popolare a livello mondiale; questa istituzione accoglie al massimo una cinquantina di studenti tra i 5 ed i 16 anni, divisi per interessi e fasce d’etá (giovani, intermedi ed anziani). Le lezioni non sono obbligatorie, e questo permette ai ragazzi di autogestirsi ed esplorare i propri interessi. I bambini sono considerati al pari degli adulti, in quanto esercenti il voto e partecipanti a tutte le riunioni: in questo modo si crea un’atmosfera che permette di escludere la paura dal rapporto educatore-alunno. Nemmeno i metodi didattici né lo studio sono obbligatori, ma sono invece previsti una serie di colloqui di psicanalisi per i fanciulli più difficili, in modo tale da aiutarli a liberarsi dai conflitti interiori che più li tormentano. 

Grazie a Summerhill, Neill ha la possibilitá di mettere in pratica gli insegnamenti di Homer Lane e le sue scoperte dovute agli approfonditi studi in ambito psicologico, che derivano principalmente da:

  • Sigmund Freud: egli sostiene che i fanciulli debbano essere liberi dai tabú sessuali, in quanto la rigiditá attuata in questo ambito porta alla nevrosi, tipica delle giovani donne di buona famiglia che Freud considera sessualmente inibite. L’ansia che, secondo Freud, giace nell‘inconscio di queste pazienti (dovuta al non poter esprimere l’impulso sessuale) causa angoscia e senso di colpa. Quando un conflitto diventa più forte intervengono dei meccanismi di difesa inconsci, e nell’isteria si ha dunque la conversione dell’ansia in sintomi somatici. Le isteriche ai tempi di Freud avevano delle crisi tonico cloniche in cui mimavano l’atto sessuale (arco di Charcot). Al contrario, se i ragazzi imparano a vivere la sessualità in modo più sereno, senza colpe né condizionamenti, non sviluppano per questo motivo nevrosi o comportamenti antisociali;
  • Alfred Adler: di questo studioso, in particolare Neill apprezza l’idea che la struttura della personalitá si basi sul potere dell’individuo. Ad esempio, una persona frustrata è probabilmente ostacolata nelle sue possibilitá di autorealizzazione, che la porta a provare una sensazione di inferiorità e ad esternare questa sensazione di profondo disagio attraverso l’aggressività o l’evasione in mondi alternativi. Adler è un grande sostenitore del fatto che le famiglie e gli educatori debbano evitare i giudizi e le punizioni nei confronti dei bambini per permettere loro di coltivare i propri interessi in modo sereno, sottraendoli in questo modo ad importanti ripercussioni psicologiche.

Adler e Freud furono due grandi autori che anticiparono la pedagogia non-direttiva, poi ampiamente ampliata da Neill.

Al contrario dell’educazione tradizionale, molto rigida e basata sulla punizione, nell’educazione neoliberale il fanciullo viene accettato in tutte le sue accezioni dall’educatore e dalla famiglia, permettendogli quindi di svilupparsi in un ambiente di tranquillitá.

Neill teorizza che i bambini che si atteggiano in modo inappropriato abbiano innanzitutto ricevuto un’educazione altrettanto inappropriata, basata su giudizi e condizionamenti. Il fanciullo é dunque una vittima dei conflitti interiori e della colpa che prova, ed é più propenso a sviluppare comportamenti isterici o antisociali. Al contrario, secondo Neill, il bambino dovrebbe essere cresciuto in un ambiente accogliente, che gli permetta di imparare ad autoregolarsi ed esprimersi senza sviluppare conflitti interiori. É più probabile che un fanciullo sia in grado di autodeterminarsi in modo positivo se cresce in un ambiente che lo fa sentire amato e protetto: in questo modo egli potrà raggiungere la felicità, proprio attraverso la libertà. L’infelicità del bambino deriverebbe, secondo Neill, proprio dagli interventi errati dell’adulto, che tramite l’imposizione del senso di colpa e di inadeguatezza lo portano all’odio per se stesso e ad un’attitudine molto negativa verso la vita in generale.

I punti chiave dell’ideologia di Neill si possono riassumere in:

  • Né istruire né educare: “i bambini non hanno bisogno di insegnamenti, ma di amore e comprensione. Per essere naturalmente buoni hanno bisogno di sentirsi approvati e liberi”;
  • Libertà ed accettazione: “dare libertà vuol dire permettere al bambino di vivere la sua vita”.

2. Makarenko (Marxismo e pedagogia del collettivo)

Anton Semënovič Makarenko (1888 -1939) é la figura più significativa della pedagogia sovietica; egli é stato appassionato alla pedagogia sin dalla giovane etá, quando ha lavorato come insegnante e come direttore di una scuola elementare. Si occupa successivamente dell’infanzia difficile diventando direttore di un istituto “per minorenni deviati”, ovvero abbandonati, orfani di guerra e criminali: attraverso questo incarico sviluppa un metodo attivo per l’educazione di bambini difficili, che cerca poi di diffondere. 

Il contesto culturale in cui si sviluppa il metodo di Makarenko é quello del nuovo regime sovietico. Dal 1920, quando la guerra civile sta terminando, egli diventa direttore della colonia per minori che hanno commesso dei reati. Questi ragazzi sono considerati “moralmente deficienti” e sono visti dalla societá come un problema da affrontare tramite nuovi progetti educativi rispetto al passato. La colonia gestita da Makarenko si trova in una situazione di carenza di personale formato e competente per aiutare questi minori, che talvolta sono anche piuttosto complessi, in quanto tossicodipendenti, alcolisti o abbandonati dai genitori (soprattutto in seguito alla carestia che colpisce la zona del bacino del Volga). Makarenko prende coscienza della situazione disastrosa ed inizia a gestire questi ragazzi tramite l’aiuto di alcuni insegnanti che vengono appositamente formati e l’amministrazione locale che dá sostegno economico. La sua nuova scuola diventa una sorta di grande famiglia. Il suo metodo prevede alla base il lavoro agricolo produttivo, che permette a tutti i membri di partecipare e hanno una logica ben inquadrata nel contesto dell’etica comunista. Per le ragazze sono istituiti dei corsi di sartoria ed attivitá domestiche. Tutte le attivitá, comprese la ginnastica e le esercitazioni militari, sono organizzate in modo molto rigido e per sezioni, proprio come avviene in ambito militare. La colonia prevede anche dei gruppi di studio e l’autogestione della stessa, alla base della quale si trova la comunicazione (ovvero il “giudizio dei compagni”).

Per quanto riguarda la sua ideologia, Makarenko non si trova d’accordo con molti pedagogisti che lo hanno preceduto, e li critica fortemente: alcuni esempi di studiosi da cui egli prende le distanze sono Pestalozzi e Rousseau. Il suo metodo si basa sul fatto che la relazione educativa puó portare il minore deviato a riconoscersi nella collettivitá e nei suoi valori di cooperazione, disciplina e responsabilità nei confronti degli altri cittadini. 

Un episodio da ricordare nella storia di Makarenko é quello in cui un minore della colonia si rifiuta di collaborare andando nel bosco per cercare legna da ardere: il pedagogista ricorre alla punizione fisica, sostenendo che finché i ragazzi non hanno appreso le norme e le tradizioni del lavoro collettivo si possono usare delle punizioni che facilitino l’apprendimento. Un altro tipo di punizione che viene implementato é l’allontanamento dalla scuola, al fine di generare uno spirito collettivo e una sensazione di appartenenza.

Makarenko identifica per la correzione individuale i cosiddetti “stimoli”, che permettano ai ragazzi di superare momenti difficili e proiettarsi nel futuro alla ricerca di una vita migliore, imparando a controllare il comportamento e a ricevere ricompense o punizioni in base all’atteggiamento adottato. Alla base del suo metodo si hanno quindi l’obbedienza del singolo, il senso del dovere, l’onore e lo spirito di gruppo del collettivo.

La storia della colonia “Gor’kij” viene raccontata nell’opera “Poema pedagogico”, scritta da Makarenko in una decina di anni; mano a mano che il testo viene pubblicato, molti dei ragazzi che hanno preso parte alla scuola sono pronti per essere reinseriti all’interno della societá per intraprendere un lavoro o un percorso scolastico.

Le autorità locali non condividevano i nuovi metodi educativi di Makarenko a causa dello stile militare della colonia, così egli si trasferisce insieme ad un gruppo di adolescenti della colonia Gor’kij in una nuova colonia (“Dzerzinskij”), dove la disciplina militare è molto più accettata. Questa nuova scuola, finanziata dalla Polizia politica ucraina, viene diretta dal pedagogista dal 1927 al 1935 e gli permette di approfondire la propria ideologia, la quale mantiene come capisaldi il ruolo del collettivo, l’accettazione della vita collettiva da parte dell’individuo e l’influenza dell’ambiente esterno sull’individuo. Il collettivo viene visto in chiave educativa e permette di rieducare il soggetto che ne fa parte attraverso la disciplina e l’aderenza alle regole; inoltre, la relazione tra il singolo ed il collettivo è edificante e conduce ad una relazione di armonia in cui le personalità si conformano agli interessi del collettivo (“verso il collettivo e attraverso il collettivo”). La solidarietà che ne deriva è fonte di gioia. Anche durante questa seconda esperienza in una colonia Makarenko torna a scrivere un testo, nel quale viene confermato il metodo militare utilizzato, sull’esempio della Rivoluzione d’ottobre. L’ideologia marxista si riconferma nel connubio tra l’istruzione nella scuola pluriennale ed il lavoro artigianale (i giovani lavorano come fabbri, meccanici, sarti e falegnami) ed industriale in un’ottica di formazione politecnica. Questo collettivo si trasforma nel tempo in una struttura altamente organizzata, dotata di servizi propri, e dove i lavoratori sono valutati e ricompensati con un salario. Proprio grazie a questo successo indiscutibile il lavoro di Makarenko viene riconosciuto e valorizzato da varie organizzazioni che lo impiegano per riorganizzare le colonie minorili ucraine attraverso il suo metodo.

In sostanza, Makarenko si concentra sulla plasmazione dell’uomo sovietico che incarna i principi della Rivoluzione d’ottobre, e cerca di fornirgli gli strumenti per realizzarsi nella società attuale e contribuire al miglioramento della stessa.

Negli ultimi tre anni della sua vita, il pedagogista diventa un famoso autore di libri, che trattano di pedagogia in ambito scolastico ed anche genitoriale. Per quanto riguarda la famiglia, questa viene riconosciuta come base dell’educazione comunista e tramite le ultime opere sono forniti ai genitori consigli sull’educazione dei minori; per quanto riguarda l’educazione scolastica, invece, egli suggerisce di applicare il metodo da lui approfondito ed utilizzato nelle colonie.

Il lavoro di Makarenko ha dato un contributo essenziale alla storia della pedagogia, e, anche dopo la risoluzione della seconda guerra mondiale, i suoi modelli sono stati adottati da vari gruppi di studiosi che abbracciavano l’identità comunista (ad esempio in Francia l’educatore Henry Wallon).

I punti chiave dell’ideologia di Makarenko si possono riassumere in:

  • Riconoscimento ed importanza dell’esperienza: l’esperienza della vita quotidiana é alla base della formazione del ragazzo, e mira alla creazione dell’uomo comunista in tutte le sue sfaccettature;
  • Ruolo del collettivo: per Makarenko il collettivo é inteso come “organismo sociale” ed é la forma che assume la struttura educativa che egli presidia. Questo é fondamentale in quanto la pedagogia mira alla formazione del collettivo e non del singolo individuo. Questo concetto s’intreccia con la teoria del lavoro produttivo: la scuola e la società sono due concetti interconnessi perché l’educazione contribuisce allo sviluppo del collettivo e della societá;
  • Pedagogia come dialettica: la societá contemporanea ha un’influenza enorme sull’educazione dei fanciulli, e determina le basi della formazione. Il contesto comunista é alla base della pedagogia di Makarenko;
  • Ruolo della famiglia nell’educazione del bambino: concetto che il pedagogista ha ribadito anche in varie conferenze radio. La famiglia é fondamentale nella prima fase educativa dei fanciulli in preparazione all’ingresso del bambino nella società comunista.
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