La politica economica è un insieme di regole e di azioni grazie alle quali il governo di un Paese fa in modo che i suoi obiettivi in campo economico e sociale siano conseguiti.
I principali obiettivi di politica economica sono: efficienza, equità, stabilità e crescita.
L’obiettivo dell’efficienza punta a soddisfare le esigenze dei cittadini, ottenendo la produzione necessaria ai minimi costi. L’obiettivo dell’equità riguarda le distribuzioni del reddito e della ricchezza dal punto di vista sociale. L’obiettivo della stabilità riguarda la dimensione monetaria, finanziaria e reale: la stabilità monetaria si ha quando l’inflazione rimane attorno al valore del 2- 3% annuo, la stabilità finanziaria riguarda il funzionamento ordinato dei principali intermediari finanziari (es. banche) e la stabilità reale richiede di mantenere l’economia vicina al massimo utilizzo della capacità produttiva.
L’obiettivo della crescita riguarda la crescita del prodotto nazionale (PIL) e la piena occupazione delle forze di lavoro.
Questi obiettivi non possono essere realizzati tutti appieno, per questo motivo è necessario fare un trade off, cioè scegliere quanto si è disposti a perdere di una cosa per ottenerne un’altra. Ad esempio, quanta inflazione si è disposti ad accettare per ottenere un livello più alto di occupazione.
La politica economica è messa in atto dai policy makers (es. governo), cioè coloro che, sia a livello nazionale che internazionale, introducono regole per evitare le inefficienze del mercato.
La politica economica a livello nazionale può essere distinta in:
- politica di bilancio: comprende ogni misura adottata dallo Stato in termini di consumi pubblici, investimenti pubblici e imposte;
- politica monetaria: mira ad influenzare il livello del reddito variando i tassi di interesse e la quantità di moneta presente nel sistema economico.
La politica di bilancio (o politica fiscale) è un intervento di politica economica messa in atto dal governo di un Paese per stimolare la crescita economica oppure per riequilibrare i conti pubblici. La politica fiscale definisce le varie misure che vanno ad impattare sul bilancio dello Stato, attraverso variazioni della spesa pubblica (uscite) e del prelievo fiscale (entrate).
La politica di bilancio è di competenza di ciascuno Stato membro dell’Unione Europea, la quale ha solamente il ruolo di coordinare le differenti politiche per renderle compatibili con gli obiettivi generali dell’unione.
La politica monetaria rappresenta l’insieme delle azioni intraprese dalla Banca Centrale e dirette a modificare ed orientare la moneta, il credito e la finanza.
La politica monetaria è di competenza della Banca Centrale Europea ed influenza la base monetaria e i tassi di interesse.
Attraverso interventi di politica monetaria la BCE persegue diversi obiettivi:
- obiettivo della stabilità dei prezzi, ovvero mantenere il tasso di inflazione attorno al 2% per mantenere il potere di acquisto della moneta;
- obiettivo della stabilità del cambio, cioè mantenere lo stesso livello del tasso di cambio, evitando eventuali svalutazioni o rivalutazioni;
- obiettivo della crescita del capitale reale;
- stabilizzazione delle fluttuazioni cicliche dell’economia, ovvero ottenere una crescita del PIL e dell’occupazione solo nel caso in cui tale crescita agisce sull’inflazione.
Oltre a questi obiettivi generali, grazie alla politica monetaria ne vengono perseguiti anche altri più specifici: una migliore efficienza dei mercati e degli intermediari finanziari, uno sviluppo della struttura creditizia capace di assicurare stabilità al sistema e prevenire crisi bancarie, un’ottimale allocazione del risparmio.
Dilemma del banchiere centrale: trovare il giusto equilibrio tra politiche contrastanti: manovre eccessive riducono sia l’inflazione che il PIL, mentre l’aumento del PIL e la crescita economica comportano un aumento dell’inflazione. Occorre trovare il giusto trade off tra i diversi obiettivi.
Dalle operazioni di politica monetaria dipende la quantità di liquidità nell’economia e il tasso di interesse sui mercati monetari.
Attraverso operazioni di mercato aperto (operazioni compiute dalla BCE verso il mercato) e quindi l’acquisto di titoli, c’è un aumento dell’offerta di moneta. Un aumento dell’offerta di moneta provoca un aumento della produzione aggregata e una riduzione del tasso di interesse. La riduzione del tasso di interesse stimola gli investimenti perché diventa più conveniente ottenere un finanziamento; quindi, un aumento degli investimenti fa aumentare la domanda aggregata e l’occupazione. In questo caso si parla di politica monetaria espansiva, perché viene aumentata la quantità di moneta in circolazione e ridotto il tasso di interesse.
Al contrario, una politica monetaria restrittiva consiste nella vendita di titoli sul mercato, quindi una riduzione della quantità di moneta in circolazione.
Questo comporterà un aumento del tasso di interesse e una riduzione degli investimenti e quindi della domanda aggregata.
La politica monetaria viene messa in atto dalla Banca Centrale attraverso variazioni della base monetaria, cioè della quantità totale di moneta in circolazione.
Le autorità hanno a disposizione diversi strumenti di politica monetaria per variare la quantità di moneta in circolazione:
- operazioni di mercato aperto: operazioni che la BCE propone al libero mercato (offerte), in genere sono operazioni di finanziamento dirette a fornire liquidità alle banche. Attraverso l’acquisto (o la vendita) di titoli da operatori privati sui mercati borsistici la BCE aumenta (o diminuisce) la quantità di moneta quindi crea base monetaria;
- emissione di nuova moneta legale attraverso la stampa di ulteriori banconote;
- riserva obbligatoria: la BCE può modificare la percentuale di riserva obbligatoria, cioè la percentuale di liquidità che ogni banca deve versare presso la banca nazionale in base alla quantità di raccolta a breve termine per garantire la solvibilità delle banche stesse. Attraverso questa operazione la BCE è in grado di favorire la stabilizzazione dei tassi di interesse sul mercato monetario e di concorrere alla creazione o all’aumento del fabbisogno strutturale di liquidità; infatti, la BCE aumentando o riducendo gli obblighi di riserva aumenta o riduce immediatamente la liquidità nel sistema.
Le operazioni attivabili su iniziativa delle controparti determinano i tassi di policy della BCE, cioè il tasso minimo e il tasso massimo che la BCE applica alle operazioni che svolge. Sono due riferimenti fondamentali per il mercato e definiscono il corridoio interbancario dei tassi di interesse.
La fonte di queste operazioni è una banca che ha un avanzo o disavanzo di liquidità e che vuole dare sistemazione ad eccessi o carenze di liquidità imprevisti che perdurano fino alla fine della giornata operativa (operazioni overnight).
Due tipologie di operazioni che rappresentano i limiti del corridoio dei tassi:
- rifinanziamento marginale: su richiesta della banca, la BCE concede un prestito emergenziale a fronte di un corrispondente ammontare di attività idonee depositate a garanzia. Queste operazioni definiscono il tasso di rifinanziamento marginale (0,25) che rappresenta il tetto del corridoio dei tassi, superiore ai tassi di mercato;
- deposito verso la banca centrale: la banca chiede alla BCE l’attivazione di un deposito libero. È un’operazione molto sicura, perciò, le banche devono pagare per depositare i soldi in BCE; quindi, il tasso di interesse è negativo e rappresenta un costo dato che la BCE vuole scoraggiare le banche a depositare soldi perché sono necessari a far girare l’economia. Queste operazioni definiscono il tasso di deposito (- 0,5) che rappresenta il pavimento del corridoio dei tassi, inferiore ai tassi di mercato.
Questi due tassi fissano un benchmark per tutti i tassi di interesse a breve termine, cioè tutti gli scambi di denaro devono avvenire nel range compreso tra questi due tassi di interesse. In questo modo la BCE riesce ad influenzare l’andamento dei tassi di interesse a breve termine.
Meccanismo di trasmissione della politica monetaria. La variazione del tasso di interesse contribuisce a modificare il reddito nazionale. Sul mercato monetario si definisce il tasso di interesse che determina il livello degli investimenti privati: maggiore è il tasso di interesse e più si ridurranno gli investimenti da parte delle imprese. Al contrario se il tasso di interesse è più basso, si avrà un aumento degli investimenti privati, questo porterà ad un aumento della domanda aggregata (C + I + G) e quindi avrà un effetto espansivo sul reddito nazionale: la caduta del tasso di interesse stimola gli investimenti e aumenta il livello di reddito.
Si chiama meccanismo di trasmissione della politica monetaria perché un intervento della banca centrale influisce sul reddito nazionale; perciò, se la banca centrale vuole incrementare il reddito nazionale allora dovrà aumentare l’offerta di moneta.
Il sistema bancario trasmette gli impulsi di politica monetaria della banca centrale volti ad influenzare la capacità di spesa e le decisioni di consumo e di investimento degli operatori economici, attraverso aggiustamenti che riguardano la quantità dei depositi e dei prestiti e attraverso modifiche dei tassi di interesse o dei prezzi.

La politica di bilancio agisce direttamente sulla domanda aggregata attraverso variazioni della spesa pubblica, mentre la politica monetaria agisce sulla domanda aggregata in modo indiretto attraverso le variazioni del tasso di interesse che influiscono sugli investimenti privati.
La politica monetaria è di competenza esclusiva dell’Unione Europea ed è gestita da:
- Sistema europeo delle banche centrali (SEBC), composto dalle banche centrali nazionali e dalla Banca Centrale Europea, ha come obiettivo principale il mantenimento della stabilità dei prezzi e ha il compito di definire ed attuare la politica monetaria dell’UE;
- Banca Centrale Europea (BCE), ha come funzione principale il controllo dell’offerta di moneta ed è l’istituzione preposta a condurre la politica monetaria dell’UE, le banche centrali nazionali rispondono alla banca centrale europea.
Con la costituzione della BCE, le banche centrali nazionali hanno perso gran parte delle loro funzioni e della loro influenza sui sistemi monetari e creditizi nazionali dato che agiscono secondo gli indirizzi e le istruzioni della BCE.
Il principale obiettivo della BCE è quello della stabilità dei prezzi e viene perseguito grazie a tre strumenti operativi:
- operazioni di mercato aperto: operazioni di acquisto o di vendita di titoli da parte della BCE verso il libero mercato che influenzano la quantità di liquidità in circolazione;
- operazioni attivabili su iniziativa delle controparti: depositi presso la BCE oppure operazioni di rifinanziamento marginale, operazioni attraverso le quali le banche si rivolgono alla BCE per depositare quantità di moneta in eccesso oppure per ottenere un finanziamento;
- riserva obbligatoria: quantità di moneta che le banche devono depositare sui conti presso le rispettive banche centrali nazionali per il perseguimento degli obiettivi di politica monetaria, viene calcolata sulla raccolta a breve termine, non dipende dalla dimensione della banca.
Quantitative easing.
In caso di crisi la BCE è costretta ad utilizzare una politica monetaria non convenzionale per garantire un impatto sui tassi di interesse adeguato e ripristinare il meccanismo di trasmissione della politica monetaria.
Il quantitative easing (dal 2015) consiste nell’acquisto massiccio di titoli di stato a medio-lungo termine che aumenta i prezzi dei titoli e fa ridurre i rendimenti (politica monetaria molto espansiva). Il tasso di interesse è a zero (zero lower bound) e la politica monetaria non è in grado di ridurlo ulteriormente, in questo caso variazioni dell’offerta di moneta non hanno alcun effetto sul tasso di interesse quindi si ricorre a strumenti di politica monetaria non convenzionale.
L’obiettivo finale è la crescita della domanda aggregata con effetto sulla spesa delle famiglie e delle imprese e per fare ciò la banca centrale interviene acquistando massicciamente titoli a medio-lungo termine, aumentando la liquidità, riducendo il tasso di interesse e rendendo più conveniente per le aziende emettere proprie obbligazioni.
La politica finanziaria consiste nel procurare, spendere ed amministrare le finanze pubbliche. In particolare, comprende l’insieme delle attività con cui la pubblica amministrazione reperisce le entrate necessarie a sostenere la spesa per l’erogazione dei servizi alla collettività.
La politica finanziaria persegue diverse tipologie di obiettivi:
- soddisfare i bisogni collettivi con la produzione di beni e servizi pubblici;
- promuovere lo sviluppo socio-economico;
- sostegno all’economia nelle diverse fasi congiunturali assicurando stabilità economica;
- garantire un’equa distribuzione del reddito nazionale.
La politica finanziaria è di competenza dello Stato, il quale prima di prendere delle decisioni deve prendere in considerazione gli interessi della collettività, gli obiettivi da raggiungere e la gestione della ricchezza del Paese.
La politica finanziaria riguarda l’amministrazione della ricchezza prelevata tramite le entrate pubbliche e della ricchezza impiegata attraverso la spesa pubblica.