A scuola fino a luglio: sarebbe questa una delle prime ipotesi su cui starebbe lavorando il premier incaricato Mario Draghi.
In attesa che si formi un nuovo governo, e che sia nominato anche un nuovo ministro dell’istruzione, il presidente del consiglio incaricato avrebbe lasciato trapelare ai suoi collaboratori e ai partiti che sta consultando quella che è la sua visione sulla scuola.
La prima modifica sarebbe legata al calendario scolastico, mandando gli studenti a scuola fino a luglio, o meglio, fino al 30 giugno, per recuperare il tempo perso tra didattica a distanza, classi in quarantena e orari ridotti.
Questa decisione avrebbe una prima importante ripercussione: lo slittamento dell’esame di maturità. Infatti, gli esami di Stato devono iniziare il 16 giugno, ma prolungare l’anno scolastico vorrebbe dire posticiparli a luglio inoltrato.
In realtà, il calendario scolastico è stabilito per legge. Alle regioni spetta il compito di modularlo a seconda delle proprie esigenze, ma appare difficile che si opporranno se la richiesta arriverà direttamente dal nuovo governo.
A scuola fino a luglio: le polemiche
L’ipotesi avanzata da Mario Draghi sembra non convincere studenti, docenti e sindacati. Andare a scuola fino a luglio comporterebbe svolgere le lezioni in piena estate, con il caldo, quando molte aule non sono dotate di impianti di aria condizionata. Inoltre per i maturandi si corre un altro rischio: quello di arrivare in ritardo per la preparazione ai test di ingresso delle università.
Dalla Gilda si è fatto sentire il coordinatore nazionale Rino Di Meglio. La sua tesi è che la didattica a distanza non è stata tempo perso. Inoltre, sostiene, bisogna tenere conto che la DAD ha riguardato nella maggior parte dei casi solo gli istituti superiori. A ciò, ha aggiunto:
“Da insegnante trovo inutile protrarre le lezioni di un paio di settimane. A parte le difficoltà oggettive che comporterebbe, sia da un punto di vista organizzativo con gli esami di fine ciclo, sia da un punto di vista climatico, con edifici scolastici perlopiù inadeguati, un tale provvedimento si rivelerebbe inefficace rispetto al recupero degli apprendimenti da parte degli alunni. Piuttosto risulterebbe più opportuno finanziare corsi di recupero individuali per gli studenti rimasti realmente indietro”.
Anche Marcello Pacifico dell’Anief non è d’accordo:
“È inutile pensare ad un nuovo calendario scolastico: la didattica a distanza è didattica a tutti gli effetti. Pensare di allungare l’anno scolastico per recuperare le carenze formative derivanti dal lockdown e dai problemi didattici che ha creato la pandemia non ci trova d’accordo: la didattica a distanza è stata regolarizzata e va considerata alla pari delle lezioni in presenza”.
In realtà l’ipotesi di prolungare l’anno scolastico fino a luglio era stata già avanzata dal ministro Lucia Azzolina. Se ne era anche discusso con le Regioni e con il ministro per gli affari regionali Francesco Boccia già a dicembre 2020 ma poi di fatto si era lasciata la facoltà alle regioni di rimodulare il calendario.
Quel che è certo è che la prima urgenza che dovrà affrontare il nuovo governo sarà la definizione della modalità degli esami di maturità. Si era ipotizzato di fare un esame “light” come quello dell’anno scorso, con la sola prova orale, oppure con uno scritto più la prova orale. La crisi di governo ha congelato qualunque decisione, che a questo punto diventa sempre più urgente.
Le altre novità per la scuola
L’anno scolastico prolungato non sarebbe la sola novità per la scuola. Mario Draghi starebbe lavorando anche ad un piano di vaccinazione che possa privilegiare insegnanti e personale scolastico. Inoltre, vorrebbe aumentare l’uso dei tamponi rapidi tra gli studenti. Questa soluzione garantirebbe una scuola più sicura dal punto di vista della convivenza con il Coronavirus.
Altro fronte caldo è quello che riguarda il cosiddetto “valzer delle cattedre”. Obiettivo del futuro governo sarà quello di fare in modo che il nuovo anno scolastico parta con ogni insegnante al suo posto e quindi con tutte le cattedre assegnate. Secondo stime de Il Sole 24 Ore, si rischia che a settembre ci siano 220.000 cattedre vuote, da coprire con supplenti. C’è poi il nodo degli insegnanti precari, da stabilizzare probabilmente tramite concorsi.
Appare chiaro che la scuola sarà tra le priorità del nuovo governo e questa non può che essere una buona notizia per tutti.